Scuola: solo gli Insegnanti di
religione cattolica non perdono
posto
In un anno la scuola italiana ha
perso 40 mila cattedre. Tutte le
discipline sacrificate, tranne
l’insegnamento della religione (l’Irc)
che vede un incremento di 395 posti.
Sono dati forniti senza alcun pudore
dal MIUR che nella foga di tagliare
per fare cassa, chiude tuttavia un
occhio per quel che riguarda i
meccanismi che regolano la
formazione delle classi relative a
chi sceglie di “avvalersi
dell’insegnamento della religione
cattolica”. Infatti, mentre i
docenti di altre discipline oggi
sono chiamati ad avere di fronte
alla cattedra un numero crescente di
alunni (in certi casi ben oltre 30),
per quello di religione ne basta
anche solo uno. Una linea di
tendenza già al centro di infuocate
polemiche. Dice, ad esempio,
Federico Niccoli, una lunga
esperienza di dirigente scolastico e
oggi docente alla facoltà di scienze
della formazione della Bicocca di
Milano: “La cura da cavallo imposta
dal duo Tremonti-Gelmini alla scuola
pubblica ha falcidiato centinaia di
migliaia di posti di lavoro, ha
massacrato i bilanci dei circoli e
degli istituti, sta eliminando di
fatto la scuola a tempo-pieno, non
ha risparmiato neppure i disabili
sia attraverso il taglio di
insegnanti di sostegno sia
attraverso l’aumento del numero di
alunni per classe In tutta questa
opera di macelleria sociale, gli
insegnanti di religione non solo non
vengono toccati, ma aumentano di
numero.
E, mentre vengono accorpate classi
di concorso, sezioni, plessi e
quant’altro per risparmiare sulla
spesa pubblica ed è, anche, previsto
l’accorpamento di alunni di più
sezioni per gli insegnamenti
curricolari, l’IRC deve essere
impartito classe per classe, fossero
anche tre-quattro alunni “avvalentisi”
di tale insegnamento “facoltativo”.
Ma i paradossi di questa situazione
non finiscono qui. Questa cattedra
si ottiene solo se grazie al bene
stare del vescovo, e una volta che
un insegnante ha ottenuto questo
posto a tempo indeterminato, non lo
perde più. Spiega ancora Niccoli:
“Un esempio chiarisce l’abnormità di
tale situazione. Se ad un insegnante
di RC (transitato nei ruoli dello
Stato e pagato anche dai non
credenti) venisse revocata
l’idoneità dalla Curia Arcivescovile
o se lo stesso scegliesse,
finalmente, di avvalersi della piena
libertà di insegnamento si avrebbero
le seguenti conseguenze:
l’insegnante non potrebbe più
insegnare religione, ma dato che è
“in ruolo” ritorna nell’organico
della scuola pubblica a tutti gli
effetti, e l’autorità scolastica
competente deve trovare un posto a
tale insegnante per l’insegnamento
di una disciplina in conformità al
titolo di abilitazione posseduto”.
Insomma una vera e propria
scappatoia per superare tutte le
difficoltà a cui normalmente va
incontro chi vuole svolgere la
professione di insegnante. Alla
faccia delle decine di migliaia di
precari che, magari già in possesso
di una abilitazione, non sono mai
riusciti ad avere un posto fisso. E
anzi così se lo vedono sempre più
lontano.
Augusto Pozzoli (Il Fatto
quotidiano, 10-7-2010)
sull'argomento:
http://www.periodicoliberopensiero.it/voci/
voci_0805_insegnanti.htm
http://www.periodicoliberopensiero.it/pdf/periodico-giugno-2010/ora-religione.pdf