Strage in nome di Dio in Nigeria
Tre
villaggi alle porte della città di
Jos (Stato di Plateau nella Nigeria
centrale) sono stati assaliti il 7
marzo 2010. Nomadi Fulani
(musulmani) sarebbero scesi dalle
colline intorno alle tre di notte
urlando e sparando allo scopo di
svegliare tutti e farli uscire dalle
abitazioni per aggredirli quindi a
colpi di machete. Una carneficina:
almeno 500 morti e decine di feriti.
Il villaggio più colpito è quello di
Dogo Nahava, dove i contadini di
etnia Beromalle (cristiani) sono in
numero maggiore.
«Gli
assalitori sono arrivati
all’improvviso e ben organizzati -
ha detto Gad Peter, della Lega dei
diritti umani - hanno attaccato
simultaneamente da varie direzioni,
incendiando case e massacrando
uomini, donne, bambini».
A Jos
un abitante di etnia Fulani avrebbe
spiegato che il massacro sarebbe la
ritorsione per l’uccisione di alcuni
pastori musulmani compiuto dai Berom
un paio di settimane fa.
Il
presidente Umaru Yar’Adua
(musulmano) è tornato in patria poco
più di dieci giorni fa dopo tre mesi
trascorsi per problemi cardiaci in
un ospedale dell’Arabia Saudita, ma
non è ancora comparso in pubblico.
Il presidente ad interim, Goodluck
Jonathan (cristiano), ha dichiarato
di aver «collocato tutte le forze di
sicurezza a Plateau e nelle regioni
vicine in modo di evitare qualsiasi
estensione del conflitto».
Nel
prossimo semestre 2011 ci saranno le
elezioni presidenziali con candidati
il musulmano Umaru Yar’Adua e il
cristiano Goodluck Jonathan.