Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

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FESTA DELLA DONNA

La vittoria di Alicja Tysiąc a cui in Polonia era stato impedito di abortire e che aveva sfidato già la curia rivolgendosi alla Corte dei Diritti Umani di Straburgo (vincendo) dopo 10 anni arriva anche dai giudici polacchi: l'arcidiocesi di Katovice condannata per aver scatenato contro di lei una violentissima campagna diffamatoria .
 
La vicenda di Alicja inizia nel 2000, quando accortasi di essere incinta per la terza volta, decide di abortire perché affetta da una retinopatia progressiva, accelerata dalle precedenti due gravidanze portate a termine.  In Polonia la legge consente l'aborto in caso di violenza carnale, malformazione congenita o rischio per la salute della madre. Alicja cerca allora un oculista che attesti il pericolo di diventare ceca. Alla ricerca del necessario certificato medico, di visita  in visita passa al vaglio di ben tre dottori. Un quarto medico finalmente le rilascia la certificazione da presentare in clinica. Ma qui il ginecologo strappa il prezioso documento e decreta:  «non vi sono controindicazioni per interrompere la gravidanza». Le viene praticato il terzo cesareo: è madre per la terza vola. Due mesi dopo Alicja è portata d'urgenza in ospedale. Diagnosi: distaccamento della retina all'occhio sinistro ed emorragia oculare al destro. Ormai è quasi cieca. Le verrà riconosciuta l'invalidità per questo. 

Nel 2001 Alicja Tysiąc denuncia il ginecologo che le aveva strappato il certificato medico. Inizia l'iter giudiziario.  l'Accademia Medica di Bialystok incaricata della perizia, dichiara che «il deterioramento della vista è da attribuire al corso naturale del suo stato di salute».   Anche la procure regionali e distrettuali a cui si appella le danno torto. Il caso viene così archiviato. Ma il suo caso è ormai famoso.

Strasburgo le dà ragione: il diritto umano di scelta di Alicja  è stato violato...  -Sostenuta dalla femministe polacche, Alicja si appella alla Corte Europea dei Diritti Umani, che il 20 marzo del 2007 condanna il governo polacco ad una multa di 25.000 euro per aver impedito con la sua restrittiva legge sull'aborto, il diritto di scelta della signora Tysiąc. 

La Curia è furiosa e dà la stura ad un' ignobile campagna diffamatoria contro la donna, accusata dalle pagine del settimanale Gość Niedzielny dell'arcidiocesi di Katovice, di «perseguitare il suo paese per averle impedito di abortire», la paragona ai criminali nazisti e sottolinea che «l’aborto comporta l’uccisione di bambini innocenti e la madre che abortisce compie un omicidio».  

Alicja denuncia il giornale cattolico al tribunale locale. Il 23 settembre 2009 arriva la sentenza. Il giornale Gość Niedzielny deve versare 10.000 euro di compensazione ad Alicja Tysiąc e chiederle pubbliche scuse dalle sue pagine. I vescovi hanno però deciso di ricorrere in appello, sostenendo che loro intento non era offendere la signora, ma lottare per la tutela dei bambini non nati.

Alla fine i giudici polacchi devono darle ragione - Il 5 marzo 2010 la Corte di appello di Katovice ha ribadito la condanna del settimanale cattolico polacco Gość Niedzielny e dell'arcidiocesi a cui fa capo.

Sulla strada dei diritti umani qualcosa si è mossa finalmente anche in Polonia.

 

 

 

Direttore Responsabile: Maria Mantello Webmaster: Carlo Anibaldi 

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