Ipocrisie sacramentali
Questo articoletto de Il Fatto Quotidiano del 4 ottobre 2009
ci informa, se mai ce ne fosse bisogno, che nei secoli nulla
è cambiato nella forma mentis della curia cattolica:
potere sui poverelli e ignoranti attraverso la paura, della
morte, dell'al di là, del castigo di dio e accondiscendenza
servile coi potenti e i ricchi della terra.
I cattolici
oppongono a queste argomentazioni le virtù dei grandi
pensatori della chiesa, S. Francesco in testa. Sbagliano
argomento, poiché proprio San Francesco fu il più grande
fustigatore dei mercanti nel tempio e l'esempio vivente di
quanto di più lontano c'è dalla chiesa secolarizzata.
L'ipocrisia sembra essere il fondamento culturale della
chiesa di Roma, che con l'istituto della confessione
legittima di tutto, cancellando anche i peccati dei mafiosi
e dei dittatori, compresi taluni pedofili, come qualche atto
giudiziario ci ha raccontato.
Il concetto ipocrita sotteso è il seguente: con la
confessione ripulisco i miei peccati e le responsabilità
connesse non hanno valenza sociale né personale, poiché dio
li ha perdonati e il prete pure.
Dunque un ladro, un malfattore, un affamatore e perfino un
assassino è pari agli altri dopo la confessione e conserva
il suo posto, spesso di prestigio, in seno alla società,
indipendentemente da ogni altra considerazione, come
accaduto a Pinochet, Mussolini e a una miriade di mafiosi,
camorristi e 'ndranghetisti di ogni tempo, con palco
riservato al lato della navata. Questo 'contratto' fra
l'uomo e dio, attraverso il prete confessore, comprensivo di
un pentimento frettoloso, superficiale e ipocrita,
esclude la propria coscienza dal concetto di responsabilità
e di espiazione, a differenza delle chiese protestanti
che si guardano bene dal frapporsi fra il peccatore e la sua
coscienza. Il protestante che sbaglia sa di dover pagare, il
cattolico che sbaglia spesso non ne ha consapevolezza piena
a causa di un relativismo etico tutto romano e comunque sa
di poterla fare franca e che non per questo gli verrà
sbarrato il portone della chiesa.
Un secolare regalo alla mentalità mafiosa e disonesta di cui
infatti l'Italia è la culla dell'umanità, per riconosciuta
capacità di esportazione e numero di inquisiti e carcerati x
1000 abitanti.
Avendone 'parlato' col confessore, nessuno mi può giudicare!
E dunque che male c'è a taglieggiare il barbiere sotto casa
invece di andare a lavorare?
L'importante è essere un buon credente, magari
generoso e soprattutto....sposato in chiesa! "
(Carlo
Anibaldi - Ottobre 2009)