TRIESTE: Contestavano Berlusconi: 8
denunce
di Piero Rauber, il
Piccolo, 4 dicembre 2008
I fischi, i «buu», gli slogan di
scherno anti-Gelmini e
anti-Cavaliere, urlati a colpi di
megafono e impianti acustici in
piazza della Borsa, nel giorno del
vertice italo-tedesco, lasciano in
eredità otto denunce. «Titolari»
loro malgrado della segnalazione
inoltrata in Procura dalla Questura
- per manifestazione non preavvisata
e non autorizzata - un ricercatore
precario e sette studenti
dell’ateneo di Trieste. Ritenuti,
evidentemente, lo zoccolo duro,
l’ala più dura del Coordinamento
133, la mente di quel rumoroso
sit-in a favore della scuola
pubblica che aveva calamitato un
centinaio di ragazzi, il pomeriggio
del 18 novembre, davanti alla Camera
di Commercio, dove erano prima
entrati per la conferenza stampa
congiunta, e poi erano usciti per un
rapido rientro nelle rispettive
capitali, Silvio Berlusconi e Angela
Merkel. Alcuni dei denunciati
l’hanno presa male. Altri, invece,
l’hanno digerita. Perché sapevano
che sarebbe stata solo questione di
tempo. Perché c’era la Digos con le
telecamere puntate. E perché ad
augurarsi una punizione esemplare si
era messo pure il primo cittadino,
un Roberto Dipiazza inalberato come
non mai. Per il sindaco infatti, che
non aveva esitato a chiamare il
questore per lamentarsi della
riuscita del fuoriprogramma, era
stata colpa proprio di quel
«gruppetto sparuto di studenti o
presunti tali» se i suoi piani -
quelli di trascinare il premier fino
alle nuove gallerie di Cattinara per
un sopralluogo - non erano riusciti
fino in fondo. La presenza del
Cavaliere, tuttavia, è stata vissuta
come occasione irripetibile, più
forte della Digos e del Dipiazza
furioso. Via dunque a quella
manifestazione non autorizzata,
sulla scia del test fatto al mattino
in piazza Unità dai rappresentanti
della scuola Interpreti. Ma con più
decibel. «È vero - ammette Luca
Tornatore, ricercatore del
Dipartimento di astronomia, l’unico
non studente che si è preso la
denuncia - siamo stati autori di una
piccola forzatura. Ma, ci chiediamo,
non si deve disturbare proprio mai
quest’ordine costituito, che sta
distruggendo la formazione pubblica?
Abbiamo agito in modo pacifico, mica
usando violenza». «Comprendiamo,
certo, di aver messo in imbarazzo
qualcuno, qui a Trieste, ma al tempo
stesso non abbiamo paura», chiude il
ricercatore. Il quale annuncia che,
nelle prossime ore, arriverà agli
organi di stampa una nota congiunta
dei denunciati. Poi partirà pure una
serie di lettere «indirizzate agli
uomini di cultura di questo
territorio: Magris, Rumiz e Moni
Ovadia - quelli citati in prima
battuta da Tornatore - cui
chiederemo una presa di posizione».