Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale:

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

telefax: 067001785,


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Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web

prof. Maria Mantello


Roma


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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino


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I SESSANTA ANNI dello STATO di ISRAELE

Israele ha molte caratteristiche che ne fanno una entità unica nella Storia moderna, ma di queste la più singolare è forse che è il solo Stato sorto nella prima metà del secolo XX quando molti altri scomparivano. Fu infatti alle 16.00 del 14 maggio 1948 che i membri del Consiglio Nazionale sionista e quelli della Amministrazione del Popolo Ebraico, riuniti nel salone del Museo di Tel Aviv, intonarono insieme le parole della “Hatikvà” (“Speranza”) che sarebbero poi divenute l’inno nazionale di Israele e, subito dopo, applaudirono, commossi, le parole di David Ben Gurion che aveva letto la Dichiarazione della fondazione dello Stato di Israele.

Il giorno dopo, gli eserciti congiunti di cinque Nazioni arabe (Egitto, Giordania, Siria, Libano e Irak) invasero la Palestina nell’intento di distruggere lo Stato appena nato: questo obbiettivo non fu raggiunto per la vittoriosa resistenza opposta dagli ebrei dell’ “Haganà” (“Milizia di difesa”, non ancora “Tsahal” esercito). Il primo accordo di armistizio venne firmato nel luglio 1949, salvando lo Stato dall’annientamento. Le cause di questo primo conflitto – le stesse che provocarono anche i successivi e condizionarono sino ad oggi la vita della Nazione ebraica – vanno ricercate nel rifiuto opposto dalle Autorità arabo-palestinesi, nel dicembre 1947, di accettare la risoluzione dell’O.N.U.  che aveva previsto la spartizione della Palestina in due Stati indipendenti, uno arabo e uno ebraico.

Gli ebrei accettarono questa risoluzione, riconoscendo i confini dell’area loro assegnata, mentre gli arabi la respinsero, convinti che tutta la Palestina dovesse essere assegnata a loro e che, comunque, avrebbero potuto facilmente “ricacciare in mare” tutti gli ebrei. Non andò così, ma è certo che se nel 1947 gli arabi avessero accettato e rispettato tale risoluzione, le cose in Medio Oriente avrebbero potuto avere sviluppi assai diversi.

Al primo conflitto fra arabi e ebrei del 1948, ne seguirono altri tre, noti come “Campagna del Sinai” (1956) a seguito della nazionalizzazione del Canale di Suez operata dal Presidente egiziano Nasser; “Guerra dei sei giorni” (1967), la più devastante sconfitta delle Forze Armate arabe ad opera di “Tsahal”; e “Guerra del Kippur” (1973) terminata con la restituzione all’Egitto di tutto il territorio del Sinai. Altri avvenimenti di grande importanza per il giovane Stato si verificarono in quegli anni e successivamente: la nascita dell’O.L.P (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) capitanata da Yasser Arafat nel 1965; la risoluzione 242 dell’ O.N.U. che richiedeva il ritiro delle truppe israeliane da territori occupati nel 1967; il “Settembre nero” (1970) con la strage di oltre diecimila profughi ad opera del governo haschemita in Giordania; la riapertura del Canale di Suez (1975); l’accordo di pace tra Israele (Begin) e Egitto (Sadat) firmato a  Washington (1979); l’uccisione degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco (1980) ad opera di estremisti arabi; l’uccisone del premier egiziano Sadat (1981); il massacro nei campi profughi libanesi di Sabra e Chatila (1982) ad opera della Falange cristiana del Libano; la distruzione del reattore nucleare iracheno a Tammuz (1981) effettuata dagli aeri israeliani; l’operazione “Pace in Galilea” (1982); l’inizio della prima Intifada (“vendetta”) nel dicembre 1987;  le azioni terroristiche di “Al Fatah” (braccio armato dell’ O.L.P.) nelle città israeliane (Tel Aviv, Maalot, Ramat Gan, Gerusalemme, Kiryat Shmona) e all’estero (Instambul) con conseguenti ritorsioni israeliane; la nascita dei gruppi islamici estremisti degli Hezbollah e di Hamas (1992); la prima guerra del Golfo (1991) e il lancio di missili iracheni SCUD sulle città israeliane; l’assassinio del premier israeliano Rabin (1995); la ripresa della seconda Intifada nel 2000 (la prima si era interrotta in concomitanza con prima guerra del Golfo); la seconda guerra del Golfo (2003); il colpo di Stato della fazione estremista di Hamas nella striscia di Gaza (2004); il continuo lancio di razzi Kassam dei territori palestinesi contro le città del Negev e della Galilea (2005/2008); l’insediamento di coloni israeliani in territori occupati (1967/2008); le ripetute conferme di pace avvenute sotto l’egida degli Stati Uniti a Camp David e a Washington tra esponenti palestinesi e israeliani senza esiti positivi.

Vita dura, difficile e pericolosa quella degli israeliani in tutti questi anni, con restrizioni economiche non indifferenti per tutta la popolazione e continua tensione alle frontiere e nelle città per timore di attentati suicidi da parte di estremisti arabi. Tuttavia, nonostante questa situazione, si affermarono, nel Paese, individui i cui nomi sono entrati nella Storia non solo di Israele: David Ben Gurion, Golda Meir, Moshè Dayan, Itzhak Rabin, Ariel Sharon, Shimon Peres, Elie Wiesel, Abba Eban, Menachem Begin in campo politico-militare, oltre ad artisti e scrittori (Zubin Metha, Amos Oz, Abraham Joshua, David Grossman fra i contemporanei) e scienziati Premi Nobel (Max Born e Jerome Friedman, fisici, Rosalyn Sussman Yalow e Erwin Neher per la medicina).

Nè si può dimenticare, fra i “miracoli” compiuti negli anni dalla giovane Nazione, quello di aver accolto e dato lavoro a milioni di ebrei profughi da Paesi dell’Est europeo e dall’Africa a seguito di persecuzioni cui erano esposti (es. l’operazione “Tappeto volante” che, negli anni 1990/’91 consentì di far giungere in Israele migliaia di ebrei dall’Iran e dallo Yemen).

A tutt’oggi restano insolute alcune delle questioni che sono state il movente delle ribellioni, delle inquietudini e delle guerre che hanno travagliato e insanguinato il Paese per 60 anni: il riconoscimento, da parte degli Stati arabi dello Stato di Israele; il rientro in Israele dei profughi palestinesi; lo “status” di Gerusalemme; la fascia di sicurezza con il Libano; i confini alture del Golan con la Siria; gli insediamenti dei coloni nei territori occupati; il destino degli stessi territori; i trattati di pace con tutti gli Stati confinanti. Alla luce di tutti questi problemi non si può che rinnovare la speranza che in quella terra (peraltro nota anche come “Santa”) si possa addivenire, fra uomini illuminati, consapevoli e raziocinanti, ad accordi per una stabilizzazione pacifica e duratura, così che i loro discendenti possano salutarsi reciprocamente, un giorno con uno “Shalom aleikum” e uno “Salam alejem”.

 Gustavo Ottolenghi   (L'incontro, maggio 2008)

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