In Iran la moratoria contro la pena DI MORTE non scalfisce la Sharia
Il 20 febbraio 2008, in un solo giorno, in Iran sono state impiccate ben dieci persone: sei nel carcere di Zanjan, nel nord ovest, e quattro in quello di Evin a Teheran. E’ il macabro spettacolo della morte. Di chi tiene in pugno le coscienze col potere di vita e di morte sui sudditi. E certamente dalla moratoria contro la pena di morte non è neppure sfiorato.
Così, stando alle agenzie stampa, sono almeno 48 il numero le persone “giustiziate” in applicazione della Sharia dall'inizio del 2008 nella Repubblica islamica.
Nel 2006 Amnesty International aveva registrate 177 esecuzioni. Ma nel 2007 sono salite a ben 298. Un regno di morte! in applicazione della violenta campagna repressiva lanciata dalle autorità di Teheran per perseguire con impiccagioni e lapidazioni i reati di omicidio, rapina a mano armata, traffico di droga; ma anche adulterio, apostasia e sodomia. Se si tratta di minore, si aspetta che compia i 18 anni. Il caso più scioccante risale al dicembre scorso, quando nella città nord occidentale di Kermanshah venne messo a morte un ragazzo gay di 20 anni, Makwan Muludzadeh, accusato del reato di sodomia quando aveva 13 anni.
Ma si può rischiare la pena capitale semplicemente per consumo alcolici. Anche se solo alla quarta bevuta.
Le associazioni per la difesa dei diritti umani, denunciano da tempo la situazione di violazione dei più elementari diritti civili. E l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi, Premio Nobel per
la Pace, recentemente ha protestato, non solo per le condanne a morte, ma anche per il ritorno alla condanna all'amputazione di mani e piedi.
Tuttavia, le pubbliche esecuzioni stanno perdendo il carattere della pubblica condivisione tra la popolazione, visto che il capo dell'apparato giudiziario, l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, ha deliberato il 30 gennaio scorso di procedere, di regola con le esecuzioni in carcere, salvo casi espressamente autorizzati da lui stesso.