Dopo tutta una serie di sentenze della Magistratura ordinaria che hanno ravvisato la violazione di fondamentali diritti civili nella legge sulla fecondazione assistita e nelle sue linee guida. Adesso si chiede l'intervento della Corte Costituzionale.
questo il commento di Monica Soldano, presidente dell'Associazione Madre Provetta
Giustizia è fatta! “ Si festeggia anche così la nostra Costituzione. La via legale dei tribunali ha fatto giustizia”. Esulta, Monica Soldano, socio fondatore e presidente dell’associazione Madre Provetta onlus, che oggi ha ricevuto la notifica della sentenza dal TAR del Lazio, a cui l’associazione si era rivolta subito dopo l’approvazione del Decreto Ministeriale del Ministro Sirchia. “ La politica ha fallito, non ha voluto trovare la strada del dialogo con i problemi di salute dei cittadini e con il loro progetto positivo di genitorialità. Abbiamo chiesto di essere ascoltati per anni, per tre legislature, nessuno ci ha aperto. Ora eravamo in attesa di essere auditi dalla ministra Livia Turco, ma questa sentenza, dopo l’ordinanza di Firenze, parlerà ancora una volta per noi. Abbiamo avuto fiducia nei magistrati e nel rispetto doveroso ai principi costituzionali, ci hanno risposto. Le linee guida, in vigore da oltre tre anni, sono state dichiarate illegittime e dunque disapplicate per “eccesso di potere”. Infatti, il ministro Sirchia, le aveva fatte redigere modificando in senso restrittivo la lettera della stessa legge 40, in particolare sulla questione dell’ ammissibilità della diagnosi genetica, che con l’espressione “diagnosi osservazionale” è stata fino ad oggi negata a tante giovani coppie, molte sono migrate all’estero, altre hanno rinunciato a diventare genitori, con grande turbamento e dolore. Tuttavia, laddove la politica fallisce nel suo dovere e nella sua capacità di dare risposte ai cittadini ed in modo autoreferenziale stabilisce regole etiche e codici morali, che travalicano i limiti costituzionali (si pensi all’obbligo di trasferire tutti gli embrioni prodotti, indipendentemente dal loro stato di salute biologica e dalla volontà della donna), i giudici hanno dimostrato di essere ligi al loro dovere di tutela dei cittadini e le associazioni non sono più sole di fronte al muro di gomma dell’aula parlamentare. Spetta ora alla ministra Livia Turco, riscrivere subito le nuove linee guida, alla luce di quanto accaduto. Inoltre, la legge 40, come paradigma del rapporto donne-corpo-salute-politica non potrà più essere esclusa dall’agenda di qualsivoglia parlamento.