Scuola e 8 per mille
Non c’è
nulla da gioire per l’approvazione alla Camera dell’emendamento presentato dal
PD con cui si impegna il Governo ad includere la scuola “pubblica” tra gli Enti a cui lo Stato
devolve la quota di 8‰ di Irpef che i cittadini italiani ad esso destinano.
La parte da
leone sull’8‰ è della Chiesa cattolica, che incamera quasi tutto l’intero
gettito, nonostante soltanto un 30% circa di italiani la scelga. Una furbata
legalizzata ai tempi del Concordato craxiano, come abbiamo denunciato più
volte.
Sulla base
delle stime dello scorso anno, tolto l’89,81%
per la Chiesa, il resto di fondi da 8‰ viene ripartito tra le altre
confessioni religiose ammesse: 1.43% ai Valdesi, 0.37% alle Comunità ebraiche,
0.26% ai Luterani, 0.20% agli Avventisti, 0.19% alle Assemblee di Dio. Allo
Stato resta il 7.74% da impiegare - anche devolvendolo a Enti terzi – per “fame nel mondo”, “calamità naturali”,
“assistenza ai rifugiati”, “conservazione di beni culturali”. A tutto
questo va aggiunta la
scuola “pubblica”. E peraltro, poiché non è stata usata (di proposito?) la
dicitura statale, c’è chi come Buttiglione, non rinuncia gioiosamente a
ricordare che pubbliche sono anche le private – paritarie. Scuole cattoliche
nella stragrande maggioranza dei casi, che purtroppo dal 2000, considerate
erogatrici di servizio pubblico (ma lo sono anche i taxi, i negozi, ecc..) sono
finanziate dallo Stato.
Ma anche se
si potesse sorvolare sull’indecorosa riffa dei beccanti su quel piattino
statale di 8‰, vengono i brividi a pensare che il più
prezioso bene d’investimento collettivo per la crescita e l’emancipazione dei
cittadini italiani è considerato alla stessa stregua di gruppi religiosi, enti
assistenziali e di risanamento.
È ridotta a
questo la politica sulla scuola di quello che si propone come partito
guida dell’alternativa a Berlusconi e
della difficilissima post-berlusconiana ricostruzione, che per essere tale
chiede di spazzar via finalmente cricche e caste? E le loro reti di trasversali
connivenze?
Se fosse
così, non bisognerebbe stupirsi se qualcuno si chiedesse: -Che differenza c’è
con Berlusconi? Con la destra, che la scuola la vuole tutta privatizzare,
defraudando lo Stato del suo diritto-dovere di istituire direttamente scuole
per ogni ordine e grado, come la Costituzione prevede all’art. 33 (è lo stesso
che esclude ogni finanziamento alle private) per ridurlo a quel ruolo di sussidiarietà, ovvero di mero erogatore
di fondi statali ai privati? E non è questa forse la reiterata richiesta della
lobby vaticana ([1][1])?
Il PD allora
faccia un passo indietro. Meglio ammettere di aver sbagliato, che indurre
finanche un altro sospetto: - Inserendo la scuola nel perverso meccanismo
dell’8‰, non si tenta di tacitare l’indignazione venuta alla ribalta proprio di
recente per i miliardari finanziamenti statali alla curia vaticana? -
Maria Mantello
Cfr: Maria Mantello, Il familismo amorale della scuola-azienda, MicroMega, 6/2008,
speciale: Un’onda vi seppellirà.