Difendiamo l'art.41 della Costituzione
Appello dei Giuristi italiani:
La lettura della manovra di Ferragosto e del dibattito politico che ne
ha accompagnato la presentazione produce una sensazione di profonda
preoccupazione in chi ha a cuore la democrazia ed i beni comuni.
Impressiona in particolare la disinvoltura con cui si maneggia una
materia tanto delicata e fondativa di un ordine giuridico legittimo
quanto quella della gerarchia delle fonti del diritto. La manovra mette
in moto una sorta di processo costituente de facto che di per sé!
denuncia la natura profondamente incostituzionale, a diritto vigente,
della filosofia ispiratrice dell’intero provvedimento.
Al
primo articolo si legge infatti che il Decreto legge è emanato “In
anticipazione della riforma volta ad introdurre nella Costituzione la
regola del pareggio di bilancio”. All’art. 3 si aggiunge che:“In attesa
della revisione dell’art.41 della Costituzione, Comuni, Provincie,
Regioni e Stato, entro un anno dalla data di entrata in vigore della
Legge di conversione del presente Decreto, adeguano i rispettivi
ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica
privata sono libere ed è permesso tutto quello che non è espressamente
vietato dalla legge”.
L’art. 41 è uno dei perni della Costituzione economica italiana vigente.
Esso sancisce che : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno
alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i
programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e
privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
In Italia il processo di revisione costituzionale può svolgersi soltanto
ai sensi dell’art. 138 Cost. che prevede doppia votazione in ciascuna
Camera ed eventuale referendum confermativo. Fino a che questa revisione
costituzionale non è avvenuta, la vigente Costituzione economica
italiana è quella mista, che prevede un sistema di libera iniziativa
privata sottoposto tuttavia a controlli anche preventivi volti a
salvaguardare l’interesse sociale e la dignità della persona e
l’ambiente . Cancellare per decreto ogni potere di controllo politico
sull’attività economica costituisce una violazione palese e profonda del
nostro tessuto costituzionale vigente che lo sbilancia in modo ancora
più evidente a favore dell’interesse privato (spesso multinazionale) ai
danni di quello delle persone comuni.
A ciò si aggiunga che la nostra Costituzione struttura uno stato sovrano
cui non può essere precluso da poteri esterni di qualsivoglia natura di
investire sul lungo periodo, promuovendo la persona umana ed il suo
sviluppo oltre a molteplici altri valori non economici (solidarietà,
ambiente, paesaggio, ricerca scientifica, istruzione) anche
nell’interesse delle generazioni future. Il Decreto viola inoltre la
funzione costituzionale del risparmio, frutto dei sacrifici dei
lavoratori, di cui all’art. 47 della Costituzione. La preconizzata
costituzionalizzazione del pareggio di bilancio rende impossibile
l’investimento sociale ed impone una visione aziendalistica dello Stato
che la nostra costituzione non contiene in alcun modo ma che è soltanto
una delle cifre di quel fallimentare modello neoliberista, ancora troppo
potente anche in Europa, che non ammette di aver prodotto la profonda
crisi attuale.
E’ assolutamente necessario affermate con forza che il popolo sovrano,
composto nella stragrande maggioranza di quelle persone comuni ai cui
danni la crisi si sta orchestrando, si è espresso appena due mesi fa
nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione tramite i referendum
in modo politicamente inequivocabile contro il modello di sviluppo
neoliberista che il Decreto di ferragosto ripropone pervicacemente.
In particolare, sul piano del diritto costituzionale vigente non può
essere riproposta la privatizzazione\liberalizzazione dei servizi
pubblici locali. Il clima di emergenza internazionale va verificato
nella sua reale portata politica prima di affrettare manovre di pareggio
dei conti in contrasto con i valori di solidarietà sociale della nostra
Costituzione.
È questa, non quella dei mercati finanziari, l’indicazione politica che
occorre seguire in Italia: un’indicazione inequivocabile che dopo
vent’anni di neoliberismo ha affermato a maggioranza assoluta che, nel
governo dei beni comuni, il privato non è sempre “la soluzione” ma molto
spesso è esso stesso “il problema”. Il popolo ha fatto pervenire un’
indicazione politica chiara volta a riequilibrare il rapporto fra
privato e pubblico a favore di quest’ultimo, dando immediata e piena
attuazione agli artt. 41, 42 e 43 della Costituzione.
Di fronte a questo scenario sconcertante, che fa emergere una vera e
propria emergenza beni comuni, rivolgiamo un appello al movimento
referendario tutto affinché esso dichiari conclusa la stagione
referendaria specifica, investendo di qui in poi energia e risorse
(incluse quelle del rimborso elettorale) per dare finalmente voce
autorevole e rappresentanza politica seria alla necessità urgente di
invertire la rotta rispetto alla privatizzazione ed al saccheggio dei
beni comuni.
Alle forze politiche di opposizione ed al sindacato (in particolare la
CGIL) chiediamo di consultare immediatamente le loro basi su questo
cruciale spartiacque facendosi successivamente paladini di una
ristrutturazione seria del settore pubblico informata alla piena tutela
dei beni comuni, del patrimonio pubblico, della sovranità popolare e dei
valori della nostra Costituzione.
Agli amministratori infine, chiediamo di rispettare rigorosamente la
Costituzione vigente, disapplicando se del caso, in ottemperanza di un
preciso obbligo costituzionale di tutti i pubblici ufficiali, quelle
parti del Decreto di ferragosto che più brutalmente tradiscono la
volontà popolare emersa dai referendum di giugno.
Alla cittadinanza onesta e a quanti hanno accesso al sistema mediatico
infine estendiamo un invito a sottoscrivere questo appello su
www.siacquapubblica.it, a sostenerlo promuovendone la conoscenza e la
diffusione.
I giuristi estensori dei quesiti referendari sull’ acqua bene comune:
Alberto Lucarelli, Ord. Univ Napoli, Assessore ai Beni Comuni, Napoli,
già componente Commissione Ministeriale per riforma dei beni pubblici;
Ugo Mattei, Ord. Univ. Torino, già vice-presidente Commisssione
Ministeriale per la riforma dei beni pubblici; Luca Nivarra, Ord. Univ.
Palermo, già componente Commisione Ministeriale per la riforma dei beni
pubblici; Gaetano Azzariti, Ordinario di Diritto Costituzionale,
Università di Roma La Sapienza.
SOTTOSCRIVI L'APPELLO