Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale:

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

telefax: 067001785,


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Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web

prof. Maria Mantello


Roma


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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino


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Maria Mantello

Libertà di, libertà  libertà da - La rivoluzionaria filosofia di Giordano Bruno

 

Sono trascorsi 409 anni dal rogo di Giordano Bruno. Ma Bruno vive più che mai con la forza della sua potente filosofia. Attualissima in questo momento storico di rigurgiti integralisti e di  assalti fondamentalisti a diritti e libertà

Non si accendono più roghi (almeno legalmente)… (darebbero fastidio….), ma si continuano ad usare le armi delle paure collettive per inibire diritti e libertà.  Per rimettere in discussione il principio inviolabile che della propria vita il proprietario è ciascuno di noi, come Bruno sosteneva.

Bruno è un baluardo della libertà. Della conquista della libertà. Dell’estensione delle libertà.

E’ bene ricordarlo sotto questo monumento che è la nostra statua della Libertà. Che i reazionari non volevano. Che la Chiesa osteggiò in tutti i modi, arrivando a negare perfino il rogo che essa aveva voluto per Giordano Bruno, qui a Campo de’ fiori…..

Bruno è tradotto e studiato in tutto il mondo…, ma in Italia fa ancora paura. In tanti manuali il suo pensiero è censurato, falsificato, se non colpevolmente trascurato. Come si vede “i pedanti” -come Bruno li chiamava- lo perseguitano ancora... Non tollerano che  la filosofia di Giordano Bruno  metta in crisi il piccolo mondo a senso unico in cui sguazzano. Sono i Polimmnnio, i Frulla, i Manfurio… personaggi-maschere degli straordinari capolavori filosofico-letterari di Giordano Bruno. Forti con i deboli e debolissimi con i forti. Sono le maschere del potere stupido ed arrogante contro cui Bruno ha alzato la testa. Contro cui Bruno ci insegna ad alzare la testa. Per essere liberi di poter sviluppare il pensiero problematico, analitico-dimostrativo. Per sperimentarci nel nostro vivere al di fuori delle maschere inumane di chi vorrebbe un mondo di cloni: omologato su modelli preconfezionati (sempre gli stessi. Sempre i loro)

 E’ stoltissimo credere per abitudine, è assurdo prendere per buona una tesi perché un gran numero di persone la giudica vera” - scriveva Bruno- contro il dogmatismo. Contro la pretesa di stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in assoluto, per tutti e per sempre. Soggiogando l’umanità. Considerandola eterna minore: pecora, gregge…bisognosa di padri-padroni, tanto più pericolosi, quanto più assoluti…

Bruno mette a nudo tutto questo. Si proclama “risvegliatore di dormienti, domatore dell’ignoranza presuntuosa  (Spaccio della bestia trionfante). E lotta per affermare la forza della razionalità in un’Europa travolta  dalle guerre di religione. E lo fa con i suoi scritti, … le lezioni, parlando, discutendo in ogni occasione…. Non rinunciando mai al dialogo. Ancora nel carcere romano scrive al papa. Cerca di difendersi, (vorrebbe non  morire). Ma attenzione non accetta mai di svendere il suo pensiero. ..Non fa parte della massa dei pedanti che “vanno a buon mercato come le sardelle, perché come con poca fatica si creano, si trovano, si pescano, cossì con poco prezzo si comprano”(De la causa principio et uno).

 

Il pensiero di Bruno è ricerca aperta. Conoscere è scoprire. Ma per ricercare e scoprire realmente, è necessario liberare la mente da credenze, pregiudizi, supposte rivelazioni, perché “L’abitudine di credere è di impedimento massimo alla conoscenza”.

Il dogmatico non pensa, obbedisce soltanto a precetti. Il dogmatico non dialoga, perché vuole solo convertire. Dice di essere altruista, ma in realtà si preoccupa solo che gli altri siano lo specchio di se stesso.

Bruno denuncia tutto questo rivendicando coraggiosamente, con forza e dignità il ruolo stesso della filosofia, che è dubbio, scuotimento degli animi, messa in discussione delle consuetudini e dei luoghi comuni.

In questa prospettiva, si comprende l’entusiasmo con cui accoglie il copernicanesimo. Per Bruno non si tratta di semplice ipotesi matematica, come lo stesso Copernico, che rimane in un mondo finito, prudentemente aveva sostenuto. Bruno ne coglie la portata rivoluzionaria: sul piano intellettuale, biologico, morale, estetico, politico…

In una serie di rivoluzioni concentriche,  Bruno elabora la sua coraggiosa filosofia  del riscatto di tutta la Natura e della Umanità- natura storico biologica.

Nell’infinito di Bruno la terra è liberata dalla gabbia delle gerarchie cosmiche in cui era stata rinserrata. La terra non è più fissità. Finalmente ruota. E, con la terra ruotano tutte le cose. Gli ordini precostituiti dai potenti. L’umanità è liberata. Perché sono scomparse finalmente le fantasiose muraglie che la costringevano nel carcere de l’aria turbolenta…-scrive Bruno-  e gli erano mozze l’ali, che impedivano l’accesso a que’chiostri de la verità, che da noi aprir si posseano, nudata la ricoperta e velata natura. Si aprono nuovi orizzonti ed ognuno può indagare, conoscere, scoprire. Ogni singolo individuo, può e deve smettere di piangere se stesso: il fatale destino della sua bassa condizione, l’oppressione della perenne inferiorità, a cui  la divisione tra un cielo superiore e una terra inferiore lo costringe.

Gli individui, fiduciosi nella ragione, nei sentimenti e nelle possibilità e capacità della loro azione, -dice Bruno- non più “ciechi”, non più “muti”, non più “zoppi”, finalmente non temono più di “esplicar gl’intricati sentimenti …far quel progresso col spirito. Ed è un progresso, che ciascuno può… e quindi deve fare per capire, che tutto è Natura, perfetta (divina) in se stessa, perché è in grado di produrre all’infinito il divenire:  i particolari, meccanici, rapporti causali, che determinano ogni cosa. Le singole esistenze concrete. Esseri umani compresi.

L’infinito cosmico diviene quindi infinito conoscitivo ed etico, dove ognuno crea la sua vita e ne è l’insindacabile padrone. E così scrive Bruno- formando o possendo formar altre nature, altri corsi, altri ordini con l’ingegno diviene dio de la terra”. (Spaccio) . Per costruire il paradiso in terra. o almeno per rendere la terra meno inferno.   Allora, via la malinconica rassegnazione dello “stare in ginocchion, aspettando da dio la sua ventura”. Ognuno è chiamato a gestire la propria singolarità storico-biologica: “la vita vera che sta nelle nostre mani” non possiamo farcela espropriare –scrive Bruno- “per una incerta” … “oltre i limiti del fantastico pensiero” (Furori)

Ma per poter sperimentare la vertigine delle infinite possibilità conoscitivo-esistenziali del diritto – dovere all’autodeterminazione, il rispetto delle altrui autodeterminazioni, la mente deve essere libera, pulita, sgombra, intellettualmente onesta.  Bisogna liberarsi dalle ombre delle idee: dalle verità preconcette. Bisogna operare una sorta di bagno lustrale intellettuale, per scoprire che “la potenza intellettiva mai si quieta, mai s’appaga in verità predefinite”. Solo allora può iniziare lo straordinario vagabondare della mente nelle fisicità storico-biologica delle sue continue trasmigrazioni concettuali. E’ questo il senso del pitagorismo che Bruno coglie per vedere chiaro, per conoscere, comprendere, giudicare, agire fuori dalla prigione del dogmatismo: “con puro occhio intellettuale vien aperto il cammino …ne vien lecito di veder chiaro et aperto l’orizzonte tutto del divenire naturale, ritrovandoci fuor de la prigione”. (Cabala, p. 130).  La conoscenza, allora, non è accumulo di dati, esercizio mnemonico che reitera il predefinito, ma arte dello scrutinare (“scrutim”). Le parole che Bruno usa per spiegarne il metodo sono: selezione, applicazione, formare, ordinare. Insomma capacità di interpretare e connettere dati, in un processo di “acquisizione del nuovo”. In un’incessante “scomposizione e ricomposizione di atomi corporeo-mentali (atomum spiritualis sive corpo -Lampas)”, si realizza così la successione degli atti creativi della mente, che conquista sempre maggiori aree del cervello al pensiero problematico-riflessivo. Questa in Bruno è l’arte della memoria, che oggi chiamiamo sviluppo della cognitività, di competenze analitico-critiche.

 (E’l’obbiettivo nella nostra scuola statale. Quello che anche la comunità europea pone a fulcro dell’istruzione. Ma che qualcuno vuole distruggere, per fare “pappagalli in gabbia”, direbbe Bruno? Per fare degli insegnati caricature del famoso maestro pedante del Candelaio, Manfurio?). 

 

Giordano Bruno è vivo tra noi per ricordarci che bisogna spacciare via la bestia trionfante della rassegnata acquiescenza. Per uscire dalla condizione di fideistica passività asinina. Per caratterizzare la nostra concreta singolarità umana nella responsabilità di pensare e agire a vantaggio nostro e della società. perché individui si diventa. Perché l’appartenenza nella cittadinanza è nostra costruzione. E’ la religione civile, di cui parlava Bruno, possibile se gli uomini sapranno produrre libertà e giustizia. E’ necessario e doveroso: “due son le mani per le quali è potente legare ogni legge, l’una è della giustizia, l’altra della possibilità… niente però è giusto che non sia possibile”. (Spaccio)

 

Allora, qui a Campo de’ fiori, il rogo di Bruno divenga per ognuno di noi, conquista del suo eroico furore conoscitivo ed etico. Sia una sveglia dal torpore. Elogio del dubbio libertario per rompere i circoli chiusi delle verità assolute che si nutrono dei narcotici dell’abitudine e del conformismo.

Pensare, giudicare, scegliere, agire liberamente e responsabilmente per la libertà, la giustizia, la fratellanza!

Allora, quella formidabile intuizione di Giordano Bruno, che seppe cogliere le conseguenze della rivoluzione copernicana, perché finalmente con la terra ruotassero tutte le cose che in terra stanno, non possiamo permettere che si esaurisca.

Allora facciamo sentire forte il grido di Giordano Bruno: Dormienti svegliatevi

VIDEOCLIP DEI PRINCIPALI INTERVENTI

 

Direttore Responsabile: Maria Mantello Webmaster: Carlo Anibaldi 

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