Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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Elena Coccia: Contro la dittatura della maggioranza, le garanzie laiche della democrazia
Già quasi due secoli fa Alexis de Tocqueville esprimeva il suo disagio di fronte a quella che egli riteneva essere una contraddizione: la democrazia è il governo della maggioranza, ma la maggioranza del governo, che può fare tutto, è democrazia? Il problema che si poneva a quel tempo il filosofo nello studio della democrazia americana era il seguente: Come evitare che il governo della maggioranza si trasformi in dispotismo? Certo non è stata questa la preoccupazione principale delle nostre maggioranze, né di centrodestra né di centrosinistra, quando, mettendo mano alla riforma della Costituzione, è stato elaborato un sistema elettorale che potremmo definire barocco, se non si fosse già autodefinito”porcellum”, da porci. Come è stato possibile che a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso il dibattito politico, partito da personaggi già “alleati a sospetto”, abbia occupato il 90% delle colte discussioni della nostra classe politica e che fautori del maggioritario, in nome della governabilità, abbiano di fatto imposto le loro opinioni come oggettive ad illuminate, rispetto alle altrui considerate, retrograde e conservatrici? Tutto ciò non è accaduto all’improvviso, è chiaro, prima vi è stata la degenerazione dei partiti politici, diventati comitati di affari, e prima ancora la distruzione della partecipazione dei cittadini alla vita della politica e dei partiti attraverso un processo di “specializzazione”, che ha portato i gruppi dirigenti a diventare “leader”, e i “volontari” a diventare “funzionari ed operatori della politica”. Come un mestiere. Ernest Mandel vedeva già nella formazione di gruppi dirigenti che vivevano di sola politica partitica o sindacale, il nucleo fondatore della “burocrazia”, e nella burocrazia la fine della democrazia. La distruzione della scuola pubblica, l’accentramento in poche mani dei mezzi di informazione e di formazione, non può che portare al pensiero unico; e il pensiero unico riduce la democrazia al “apparente”. La democrazia apparente si trasforma in dispotismo e addirittura in dittatura della maggioranza, come ha detto, con felice espressione, il giudice di Cassazione Domenico Gallo. Ma allora, la nostra Costituzione è tuttora un valido baluardo ad ogni involuzione democratica, così come ci avevano insegnato? Ed ancora, non è un vulnus alla Costituzione che un numero sempre maggiore di cittadini non è politicamente rappresentato? Alla seconda domanda la risposta è sì: la mancata rappresentanza è un vulvus alla Costituzione, e contro questo ci si dovrà ancora battere, anche all’interno di quei partiti che oggi, apparentemente, ne traggono un piccolo profitto in termini elettorali, ma che sistematicamente perdono fuori dalla coalizione con la disdegnata sinistra. Vedi Sardegna.
Alla prima domanda, e cioè se E’ l’obiettivo principale della destra. Ma, dobbiamo ammettere con sofferenza, anche quello del PD. Quando Veltroni ha smantellato la coalizione del centrosinistra, ha deciso coscientemente di consegnare l’Italia nelle mani della destra più antidemocratica e papista che ci sia in Europa. Malgrado la vittoria referendaria del 2006, alla fine, un grave strappo alla Costituzione vi è stato. Come scrive ancora Domenico Gallo: “E’ stato riformato fin quasi all’annichilimento i principio democratico”. Rompere il pluralismo è come rompere il vaso di Pandora. Vengono infatti fuori guai di tutti i tipi:
A chi sono figlie le abnormi leggi in natura ambientale votate per A chi sono figlie le leggi razziali votate per gli immigrati? A chi sono figlie le leggi sulla “sicurezza”, sulle “ronde”, sulla recidiva, sull’aumento delle pene per i poveri e per i reati di povertà? A chi sono figlie le leggi liberticide sulla procreazione, sulla vita e sulla morte? A chi sono figlie le leggi sull’intolleranza, sulle carceri preventive e amministrative per gli immigrati? E ancora, a chi le leggi “ad personam”? L’intento è quello di creare un diritto penale del nemico, del diverso, del povero. Se ne renderà conto il PD? E se si, faremo ancora in tempo? Se ne renderanno conto i cittadini? E con quali strumenti si arriverà a far sentire questo allarme al popolo sovrano? Questa è la domanda, che ancora rimane senza risposta.
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