Carlo Bernardini:
Libertà della ricerca
La ricerca razionale di conoscenze è la più alta manifestazione
della libertà dell'intelletto umano: corrisponde alla necessità di
superare la registrazione delle percezioni/sensazioni per raggiungere
livelli di comprensione razionale che diano una "conoscenza/coscienza
del mondo" che consenta l'assunzione di responsabilità sociali e lo
sviluppo di programmi di cooperazione collettiva.
All'idea di ricerca, però, si contrappone l'invenzione ed elaborazione
di dottrine che consentono di esercitare un potere, sia "spirituale"
(per ciò che vuol dire nel linguaggio comune) che materiale, di uno o
pochi, sulla comunità. Nella distinzione tra ricerca e dottrina il ruolo
centrale lo ha
l'atteggiamento verso il dubbio: nella ricerca il dubbio è accettato
come elemento che determina il pensiero (la curiosità e la riflessione
razionale); la dottrina, invece, prescrive la repressione persino
violenta del dubbio come elemento da cui parte la distruzione della
dottrina stessa in quanto strumento e fondamento riconosciuto e
arbitrario del potere. Tra le attività di ricerca, la ricerca
scientifica è quella che forse produce i mutamenti più radicali della
conoscenza, incidendo direttamente sulla qualità della condizione umana
in tutti i suoi aspetti: dalla nascita alla morte, dal
benessere al dolore, dal peso dei bisogni quotidiani alla felicità della
semplificazione delle necessità. Tra le dottrine, le religioni
monoteiste sono le più pericolose e gravide di conflitti per il motivo
assai banale, in verità, che si appellano alla disponibilità esclusiva
di un fantomatico protettore soprannaturale per esercitare il potere
assoluto che poi verificano sottoponendo il credente ad atti rigidi di
sottomissione (sacramenti e privazioni). Come molti pensatori hanno
chiaramente dichiarato, lo scopo della ricerca è principalmente quello
di produrre conoscenza condivisa e valutata per ciò che di positivo
apporta all'evoluzione umana; lo scopo della dottrina è
invece quello di punire per legge i cosiddetti peccati, mescolandoli ai
delitti e condizionando le coscienze individuali per rafforzare il
proprio dominio: l'aborto diventa assassinio e così l'eutanasia; non si
deve contrastare il dolore perché redime; il sesso è fonte di abiezione,
la castità è invece una virtù; i sacramenti danno l'unico status
accettabile all'individuo della comunità; eccetera, potrei continuare a
lungo.
A chi fa ricerca negando la dottrina, oggi, si commina per fortuna la
sola pena dell'emarginazione: ma questa emarginazione, che ci lascia
comunque in buona compagnia, sempre più numerosa, ci rende orgogliosi
perché è un grande passo avanti, una conquista atea, qui, in questo
luogo, rispetto alle fiamme in cui saremmo stati bruciati senza appello,
non abiurando, ai tempi del nostro
predecessore Giordano Bruno. Bene, contiamo tra le conquiste del
progresso anche questo risultato ottenuto in molti secoli di silenziosa
resistenza laica e atea: non è per noi la predicazione, il proselitismo;
possiamo usare solo l'esempio della ragione. Certo, un obiettivo più
alto e rassicurante sarebbe l'estinzione delle religioni e delle
consorterie ecclesiastiche in tutto il
mondo. Ma il livello della credulità umana è ancora troppo alto per
giungere a tanto. Nessuno di noi certamente vedrà la fine delle
dottrine, nessuno di noi leggerà rabbrividendo la storia dei tempi in
cui gran parte dell'umanità credeva in un dio e nei miracoli. Ma non
perdiamoci d'animo solo perché questo superamento è remoto nel futuro.
Se ci guardiamo con tutto ciò che abbiamo
imparato dalle nostre esperienze personali, è l'unico modo di vivere
che, finalmente, i nostri discendenti potranno chiamare a buon diritto e
con orgoglio: CIVILE! |