Il “Coraggio Laico” torna a piazza Navona
1l 12 maggio del 1974, piazza Navona si
riempiva di una folla di cittadini per festeggiare la vittoria
del referendum sul divorzio. La stragrande maggioranza degli
italiani aveva votato No, salvando la legge Baslini-Fortuna.
Fu un evento straordinario! Gerarchie vaticane, fascisti
e democristiani dovevano loro malgrado prendere atto che il
paese era cresciuto. Esisteva un’Italia civile, progredita e
progressista, che rivendicava libertà di scelta e di
autodeterminazione.
Il 12 maggio del
2007, a distanza di 33 anni, l’Italia
laica e libertaria è tornata a piazza Navona per ricordare
quella vittoria. Ma soprattutto per dire no all’abbraccio tra
clericali e forze politiche. Per sollecitare una legge che
riconosca pubblicamente i diritti dei conviventi. Nello stesso
giorno e nelle stesse ore, a piazza s. Giovanni, c’era chi
manifestava per negare questo diritto. Erano i convocati dalle
gerarchie ecclesiastiche. Una fitta rete di parrocchie e
organizzazioni parallele al Vaticano è sfilata in processione
intonando canti di Chiesa sotto vessilli di Cristi e Madonne.
Una marcia su Roma ben orchestrata per avere la massima
risonanza possibile. Ma grazie alla manifestazione di piazza
Navona, promossa da Radicali, SDI e Rosa nel pugno e da tante
realtà politico-culturali laiche non è stato così.
Man mano che si avvicinava il 12 maggio anche le testate
più genuflesse al Vaticano hanno dovuto infine dar conto di due
manifestazioni: a s. Giovanni
il cattolico “Family day”; a piazza Navona il “Coraggio
Laico”.
“Buon compleanno Italia coraggiosa! Buon
compleanno Italia civile! Buon compleanno Italia laica! Buon
Compleanno Italia che non si inginocchia davanti a nessuno! E
che non bacia anelli e meno che mai quello del papa!”.
Con queste parole alle 15.30, Alessandro Cecchi
Paone, 'speaker' ufficiale del “Coraggio Laico”, dava il via
alla manifestazione a cui hanno partecipato fino a tarda serata
migliaia di persone. “C’è un’altra piazza in questa città –ha
detto ancora Cecchi Paone- che oggi è basata
sull’esclusione, sulla condanna e sulla paura.
Noi invece siamo una piazza aperta a tutti, che crede
nell’amore e nella libertà. ...Ringrazio tutti i presenti:
partiti ed associazioni laiche e libertarie”. E rivolto alla
nostra associazione: “Ci sono gli amici dell’Associazione
Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno, che quei
signori di s. Giovanni hanno bruciato nella piazza qui accanto,
perchè ieri come oggi vogliono reprimere il libero pensiero,
l’anelito alla libertà di agire e pensare autonomamente e
responsabilmente”.
Sul palco molti artisti e gruppi musicali:
Simone Cristicchi, Violante Placido, Marco Masini, Leda
Battisti, Frankie Hi Energy, Uvistra, Altera, Claudenza D, Red
Onions, Valentina Gautier, Carlo Avarello, I Paan, Presi per
Caso, Emanuela Ferruzzi, Blues Willies, Radio Dervisci, Momo,
Kelly Jois, South Ska. C’è anche il regista Marco Bellocchio.
C'è il cantautore Andrea Rivera, che l’Osservatore Romano aveva
definito terrorista per aver detto al concerto del 1 maggio a
Roma che la
Chiesa non si è mai evoluta. E per giunta si è
schierata dalla parte di dittatori come Franco e Pinochet.
Luciana Litizzetto, che non è potuta
intervenire di persona per problemi di salute, è presente in
video: “in un mondo dove c’è la bomba atomica nel cassetto ci si
preoccupa dei Di.Co.” – ha detto l’attrice, che al papa e alla
Cei ha lanciato questo appello: “fatela finita di dire che
l’omosessualità è una malattia. ... Non occupatevi delle nostre
beghe d’amore. Mica noi andiamo a dire come dovete fare i
conclave”.
Sono tanti i politici. Tutti evidenziano
il pericolo del fondamentalismo religioso, che sta mostrando i
muscoli per ottenere sempre più concessioni. Ma i diritti non
sono negoziabili. E all’integralismo si risponde rafforzando la
laicità dello Stato. Promuovendo una politica che coniughi
libertà e giustizia, perchè senza la prima non ci può essere
neppure la seconda.
Lo ha ricordato Emma Bonino (Ministro
per il Commercio Internazionale e per le Politiche Europee
Radicali), richiamando i politici al dovere di servitori dello
Stato. Lo ha sottolineato Enrico Boselli (SDI),
mettendo in guardia dalla pretesa delle gerarchie di inglobare
tutti i credenti. C’è tutto un mondo di cattolici, infatti, che
proprio sul terreno della laicità sa confrontarsi: e che spesso
dissente dalla precettistica della sua Chiesa. Roberto
Villetti, spiega anche il senso della manifestazione: “non
potevamo consentire che oggi, anniversario della vittoria del
divorzio, ci fossero a manifestare senza
nessun contraddittorio gli eredi degli sconfitti di allora”.
Ugo Intini (Rosa nel Pugno), sottolinea in particolare le
incoerenze del liberismo italiano, che mentre in economia vuole
lo stato minimo, sulla vita privata vorrebbe quello etico. E
secondo i dettami della Chiesa.
Alfonso Pecoraro Scanio
(Verdi) dice con orgoglio di aver giurato sulla Costituzione
Repubblicana, che è laica. E denuncia con forza la vergognosa
campagna di discriminazione dal sapore clerico-fascista contro i
conviventi che, contrariamente a quanto si vorrebbe far credere,
non scardinano con la loro presenza la famiglia tradizionale.
Franco Giordano (Rifondazione Comunista) denuncia
il fatto che sulla famiglia si sta costruendo una bolla
ideologica che pesa sull’autonomia dello Stato e ne mette a
rischio la laicità.
Fabio Mussi (Sinistra
Democratica), ricorda i progressi dell’Italia sulla strada dei
diritti civili. Ed afferma con forza il dovere per la politica
di promuovere l’emancipazione degli individui: Liberi nella
responsabilità di autodeterminarsi; Liberi dal bisogno.
Antonio Del Pennino (PRI), non risparmia critiche alle
gerarchie vaticane e ai politici che le assecondano. E cita J.
F. Kennedy: <<se la mia chiesa tentasse di
costituire ostacolo alla mia responsabilità di servitore della
cosa pubblica, farei notare che si tratterebbe di un’iniziativa
indebita. Un’iniziativa da considerarsi uno sconsiderato
tentativo di interferire nel sistema politico italiano>>.
Katia Bellillo (Comunisti
italiani) dà risalto al fatto che se
la Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata
sul matrimonio, non vuol dire che ci sia una sovrapposizione fra
società naturale e matrimonio. Non si possono escludere dalla
tutela dei diritti coppie di fatto, siano esse eterosessuali o
omosessuali.
Luigi Manconi
(sottosegretario alla Giustizia), che ha presentato il primo
progetto di legge per i Pacs, richiama con amarezza come da noi,
anche le conquiste più elementari abbiano trovato sempre
oppositori pronti a gridare allo scandalo.
“Dovrebbero ringraziarci
quelli di s. Giovanni- afferma Chiara Acciarini
(sottosegretario alle Politiche per
la Famiglia) - Noi abbiamo lottato per il
divorzio e loro ne hanno usufruito”. E rammenta a tutti come la
definizione di diritti e libertà non possa essere monopolio di
un gruppo. Fosse pure di maggioranza.
Cinzia Dato, vuole
sottolineare il ruolo nel neonato Partito Democratico della
Margherita. Qualcuno dal pubblico la interrompe. Ma la
parlamentare continua e difende la laicità dello Stato: “un
valore che va promosso al di là delle appartenenze politiche”.
Marco Cappato
parlamentare europeo e segretario dell'Associazione Luca
Coscioni, punta senza mezzi termini al cuore della questione
Vaticano in Italia: “Abolire il concordato per
liberare tutti, soprattutto i cattolici dall’uso che fanno le
gerarchie della loro religione”.
Non poteva mancare l’infaticabile
segretaria dei Radicali, Rita Bernardini, che ha
menzionato le conquiste civili e il ruolo dei radicali; ma che
ha espresso anche viva preoccupazione per la deriva clericale a
cui bisogna porre argine affinché l’Italia non diventi una
teocrazia.
Sul palco si alternano anche i
rappresentanti delle più importanti associazioni gay:
Sergio Lo Giudice,
Rossana Praitano, Francesca Polo. Da
anni lottano contro i pregiudizi omofobi e per il riconoscimento
alle coppie omosessuali. Ci sono esponenti del cristianesimo
protestante, come Anna Maffei, pastora e presidente
dell'Unione Cristiana Evangelica Battista, che ricorda
il coraggio laico della sua Chiesa, unica a non aver
chiesto di accedere ai finanziamenti dell’8 per mille. C’è
Franco Barbero, presbitero della comunità di base
di Pinerolo, scomunicato dal Vaticano. Pronuncia parole che sono
pietre: “Ne abbiamo abbastanza della Chiesa dei dolori. Dei
dolori inflitti agli altri... la battaglia per le libertà è una
battaglia cristiana, perchè Gesù non ha mai allontanato
nessuno... Qualcuno dovrebbe informare
la Chiesa del palazzo che lo Stato Pontificio è
finito”.
Sono ormai le 22, e l’intervento
conclusivo è di Marco Pannella (il laeder storico dei radicali).
Ricorda gli anni storici delle lotte e delle conquiste civili.
Ricorda l’onestà intellettuale di Ernesto Rossi, di Altiero
Spinelli, le loro grandi idee libertarie che non potranno mai
essere represse. E che saranno vincenti nella Storia. Su questa
lunghezza d’onda, rivendica il “coraggio dei laici”, che non si
tirano indietro di fronte alle battaglie civili che vanno
comunque fatte. E che sono tanto più significative se si pensa
che si fanno con poche forze, senza i miliardi che questo stato
italiano regala al Vaticano.