Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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Editoriale 12/2008

LA QUESTIONE MORALE

            Una serie di scandali amministrativi – che richiama la lunga stagione di Tangentopoli - sta flagellando l’Italia da Nord a Sud. In Abruzzo il presidente della Regione, Del Turco, venne arrestato nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità e successivamente finì in carcere il sindaco di Pescara. In Toscana due assessori del Comune hanno dovuto dimettersi a causa di un’inchiesta  giudiziaria per corruzione nel settore dell’edilizia. In Campania, dopo lo scandalo dei rifiuti di Napoli nel quale è indagato per la gestione dello smaltimento il presidente della Regione, Bassolino (insensibile al dovere delle dimissioni), è scoppiato lo scandalo dell’appalto dei servizi pubblici comunali, per cui l’assessore della Protezione Civile Giorgio Nugues, scarcerato, ha scelto il suicidio. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, avrebbe dovuto dimettersi da molto tempo per la serie di malaffare amministrativo che domina la città.

            A Genova l’indagine sulle mense, a Crotone quella sui rapporti tra politica e ‘ndragheta, in Basilicata arresti domiciliari per il deputato Margiotta e per imprenditori e funzionari pubblici.

            A questa catena di scandali, di cui stampa e TV ospitano ampie cronache, si aggiungono gli illeciti nei Comuni più piccoli che di rado conquistano le prime pagine dei giornali, ma che suscitano le proteste degli elettori locali.

            Le vicende degli ultimi mesi testimoniamo che codesto malcostume, un tempo praticato per lo più dal centro – destra, è ora in auge anche nel centro sinistra, oltre che nel PDL. Nello scorso ottobre durante la grande manifestazione del Circo Massimo, a cui parteciparono centinaia di migliaia di militanti alla ricerca di indicazioni politiche dell’opposizione, il segretario del PD, Veltroni, proclamò :”Esiste un’altra Italia”. Purtroppo l’unica, altra Italia, onesta e pulita, non sembra essere quella del PD, ma quella dell’”Italia dei Valori” di Antonio Di Pietro, difensore della legalità e perciò odiatissimo da Berlusconi.

            Dunque la consuetudine di ruberie e malaffare attraversa entrambi gli schieramenti, per cui nessuno ha più il monopolio della pretesa onestà. Il Paese attendeva che non fossero più candidati al Parlamento, alle Regioni, alle Provincie, ai Comuni individui condannati dai Tribunali e tanto meno ammessi a coprire le cariche, se eletti. Nulla di tutto questo. Non occorrono le denuncie di Beppe Grillo o del libro “La Casta” per conoscere il numero di personaggi condannati o inquisiti che non sentono il dovere di dimettersi.

            Parimenti il trasformismo politico, vecchio male dell’Italia, è tuttora fiorente a tutti i livelli, dal Parlamento alle Amministrazioni regionali, provinciali e comunali. Senza alcun pudore e senza alcun rispetto verso gli elettori che li hanno scelti e che dovrebbero rappresentare, codesti personaggi migrano, anche più volte durante una legislatura politica o amministrativa, da un Partito o da un gruppo all’altro, spesso per favorire gli interessi di un imprenditore (notissimo il caso del costruttore Salvatore  Ligresti) o quelli di amici, familiari e parenti oppure per ottenere nel nuovo Partito una carica governativa. Emblematico il caso di Valerio Carrara, unico senatore (2001) nella lista Italia dei Valori, che nel giro di 24 ore passò con Berlusconi!

            Insomma, che ci sia un degrado della classe politica è un dato di fatto, che riscontriamo tutti i giorni con amarezza e delusione. Nè esiste un riferimento o un pulpito al quale richiamarsi per risolvere la questione morale che preoccupa i cittadini onesti.

            Il riferimento non può essere la magistratura, che con le sue lungaggini, l’assurdità di talune sentenze, l’indulgenza verso i criminali ha perso credibilità. Nè la Chiesa cattolica, capace solo di indicare le speranze di un futuro diverso, ma intanto essa stessa sminuita da ingerenze politiche, speculazioni, rivalità, pedofilia. Anche le altre religioni, al di là di parole e gesti di amicizia negli incontri interreligiosi, farebbero bene a scusarsi per le proprie colpe, passate o presenti, a chiarire quale evoluzione del proprio credo approderebbe ad una nuova prospettiva sociale per divenire strumento di amore e di pace fra la gente, anzichè di odio e di guerra.

            Purtroppo nessuna religione ha il coraggio di mettere in discussione la propria fede passata o presente. Anzi nuove formazioni cristiane (come quella recentissima dell’ex – musulmano Magdi Cristiano Allam) mirano con orgoglio a sfidare, muro contro muro, l’Islam e il laicismo. Dunque tutto è perduto? Non dobbiamo disperare. Di fronte a chi pretende di possedere, con i dogmi, le verità assolute da imporre agli altri; di fronte ai disonesti, che antepongono il lucro personale ai doveri delle cariche; di fronte ai qualunquisti senza ideali e senza cultura, rivendichiamo l’imperativo della coscienza che alberga dentro ciascuno di noi. Quella coscienza che nei secoli ha ispirato nobili imprese, sacrifici eroici, scoperte ed invenzioni scientifiche per salvare la vita e accelerare il progresso. Forse lo sforzo congiunto di eretici, anticonformisti, rivoluzionari nonviolenti può risolvere la questione morale in nome della libertà e della dignità umana.

Bruno Segre

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