Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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Editoriale 06/2007

DAL DIVORZIO AI  DI.CO. E AI C.U.S.

COME ALLORA, PEGGIO DI ALLORA

Fu lungo e travagliato il percorso della legge sul divorzio, votata il 14 dicembre 1970. La Chiesa, affiancata dalla D.C. e dal MSI, si oppose, ricorrendo anche alle “Madonne pellegrine” e ai “microfoni di Dio” per sostenere in malafede che il divorzio avrebbe rovinato le famiglie italiane. Il PCI, sulla strada dei “compromessi storici”, propose un “piccolo divorzio”.

Ma socialisti, radicali e parte dei liberali si batterono per l’approvazione della legge Fortuna-Baslini, che introduceva un diritto di libertà riconosciuto dalle democrazie dell’Occidente.

La cessazione degli effetti civili del matrimonio celebrato con rito religioso o lo scioglimento del matrimonio celebrato con rito civile pose fine a scandali, ricatti, speculazioni, infelicità. Il successivo referendum popolare del 1974 per l’abrogazione della legge Fortuna-Baslini confermò la scelta progressista del Paese e la sconfitta del Vaticano e dei suoi alleati clericali e neofascisti.

Oggi, a distanza di 36 anni, si ripete quella tormentosa esperienza per la vicenda dei DI.CO. (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), il progetto di legge preparato dalle ministre Bindi e Pollastrini che intende riconoscere le famiglie di fatto.

La crociata indetta dalla Chiesa è partita dalla Conferenza Episcopale Italiana, presieduta dal cardinale Ruini. Poi il 12 maggio con un’ adunata oceanica (come ai tempi del Duce) a Roma, in piazza San Giovanni, ove, spinta da 25 mila parrocchie, si è celebrato il “Family Day” con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone mobilitate dalla propaganda dei quotidiani cattolici e dalla TV, da 20 milioni di volantini, dalle prediche nelle chiese, ecc. nella grande piazza i colori delle ACLI, gli striscioni con l’immagine della Madonna, le magliette anti-Prodi e anti-Bindi, la statua della Madonna di Fatima, la presenza di Andreotti, Berlusconi, Casini, Fini, Fioroni, Pezzotta e migliaia di ecclesiastici d’ogni livello gerarchico.

Berlusconi non ha perso l’occasione di uno sproloquio provocatorio: “Vogliono ridurre la Chiesa al silenzio, come nei regimi totalitari comunisti...”. Ma Prodi ha commentato: “Essere cattolico o no è una cosa seria, che implica un’adesione personale... certi temi vanno discussi serenamente, senza farne un’arma politica, senza farne propaganda... Mai bisogna strumentalizzare la religione. Basta con le guerre tra Guelfi e Ghibellini, che per secoli hanno rovinato l’Italia”.

Nello stesso giorno, in piazza Navona, si è svolta la contromanifestazione dell’”orgoglio laico”, organizzata dai radicali e dai socialisti della “Rosa nel pugno”. Alla manifestazione, che coincideva con il 33° anniversario del referendum popolare sul divorzio, hanno partecipato Partiti e Associazioni (Liberali, Repubblicani, Verdi, Gay Left, ecc.) e personalità del mondo accademico (da Margherita Hack a Gianfranco Pasquini) e del mondo dello spettacolo (Littizzetto, Albertazzi, Toscani, Squitteri, Ozpetek, Bellocchio, ecc.)

Una raffica di accuse ai Democratici di Sinistra, al Partito Democratico (a due piazze), ai Ministri Fioroni e Mastella (che manifestavano contro un provvedimento voluto dal Governo di cui fanno parte), a Fassino e Rutelli. Il Segretario socialista (SDI) Enrico Boselli ha commentato: “In piazza San Giovanni c’è la Controriforma, in piazza Navona la Riforma...”.

La campagna del Vaticano contro la proposta di legge che riconosce le famiglie di fatto si è sviluppata con tanta virulenza da provocare forti reazioni nel Paese. Accuse, minacce, insulti sui muri sono state rivolte al nuovo presidente della CEI Bagnasco e al segretario generale Betori, che avevano offeso i dissenzienti e ribadito che la legge sui DI.CO. è un’alternativa alla famiglia tradizionale e rappresenta un’iniziativa di sinistra. Viceversa i DI.CO. sono soltanto il riconoscimento di uno dei modi in cui la famiglia si forma. Quindi non c’è un’alternativa fra i vari tipi di famiglia: quella prevista dai DI.CO. (per le 600 mila coppie di fatto in Italia) nulla sottrae dalla famiglia sorta dal matrimonio, come la legge sul divorzio non obbligava alcuno a richiederlo.

L’atteggiamento aggressivo del Vaticano, ancor più violento di quello contro il divorzio e l’aborto, ha indotto il segretario dei democratici di Sinistra, on. Fassino, a dichiararsi disponibile a regolare in altro modo i diritti delle coppie di fatto. una capitolazione di fronte al “diktat” della S. Sede. Così ai DI.CO. si sono sostituiti i C.U.S. (Contratti di Unione Solidale) ideati dal Ministro Cesare Salvi. In base ai C.U.S. si andrà dal giudice di pace o da un notaio a registrare l’unione di fatto, non necessariamente tra uomo e donna, e da quell’unione deriveranno alcuni diritti e doveri, assistenza e solidarietà sanitaria e penitenziaria, possibilità di richiedere il trasferimento di lavoro nella città in cui lavora il partner dopo tre anni di convivenza, diritti previdenziali e di successione. Rispetto ai DI.CO. si evidenzia una differenza, con questi si registrava una situazione in atto, con i C.U.S. si può anche avviare con un atto pubblico (è previsto un pubblico registro) una convivenza. Mancano altri diritti: l’obbligo alimentare, la riduzione dell’imposta di successione, ecc.

I C.U.S. non potranno essere stipulati da minorenni, persone interdette per infermità di mente, chi è già sposato, chi è stato condannato per omicidio o tentato omicidio del coniuge o del convivente dell’altra persona, individui che abbiano vincoli di parentela.

Il contratto può essere sciolto per comune accordo delle parti, per decisione unilaterale di uno dei due contraenti, per matrimonio di uno dei due contraenti.

I C.U.S. hanno diritto ai seguenti benefici: assistenza sanitaria e penitenziaria, facilitazioni nei trasferimenti di sedi di lavoro, decisione sulla donazione degli organi e sulle celebrazioni funerarie del convivente, diritto a un quarto dell’eredità se il convivente ha figli o fratelli e sorelle; la metà se ci sono parenti fino al sesto grado e tutta la somma negli altri casi.

Dopo l’affossamento politico dei DI.CO. è ricominciata in Parlamento la battaglia laicista dei C.U.S., avversata dal blocco di centro-destra, dalla CISL, dall’OPUS DEI, dagli integralisti che vorrebbero estendere alcuni diritti essenziali ai conviventi semplicemente con modifiche al codice civile.

Una battaglia non più di Partiti e Movimenti di ispirazione laica contro Partiti d’ispirazione cristiana, ma tra due schieramenti: da una parte lo Stato laico fondato sulla Costituzione e i Partiti che lo sostengono, dall’altra parte le gerarchie ecclesiastiche che rappresentano uno Stato estero qual’é la S. Sede.

Molti cattolici sono preoccupati per gli attacchi di Papa Ratzinger e dei suoi “pasdaran”: il diritto alla libertà di coscienza viene minacciato, chi dissente è paragonato ai terroristi, gli anatemi si moltiplicano. E’ un terremoto politico, che sconvolge l’autonomia del Parlamento (i deputati e i senatori cattolici dovrebbero votare secondo gli ordini della Chiesa) e prospetta il pericolo di un fondamentalismo religioso nel nostro Paese. Davvero, per chi crede nella divinità, “quos Deus vult perdere, amentat” (Dio toglie il senno a coloro che vuole colpire).

Bruno Segre

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