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Libero Pensiero 12/2008
Spagna scrocifissa
Nella città spagnola, di Valladolid, il giudice Valentin Sastre ha ordinato
la rimozione dei crocifissi dalla scuola pubblica. A Ragusa, il presidente
del Tribunale, Michele Duchi, ha respinto la richiesta di riesporre i
crocifissi nella aule giudiziarie avanzata dall’Ordine degli avvocati.
Analoga a quella di Sastre la motivazione addotta dal giudice Duchi: «Il
nostro è uno Stato laico, multietnico e multireligioso dove hanno gli stessi
diritti ebrei, musulmani, buddisti o cattolici. E chiunque, entrando in un
ufficio pubblico, ha diritto di non vedere simboli religiosi che possano
disturbarlo. Lo Stato laico deve mostrarsi assolutamente imparziale». Lo
Stato laico, se privilegiasse qualche religione, non sarebbe più laico.
Sarebbe di parte. Tradirebbe se stesso. Quindi non lo può e non lo deve
fare. Punto e basta.
Ma il fanatismo antilaicista e antidemocratico non ha riguardo né alla
logica, né ai fatti. Ed ecco l’Ordine degli avvocati di Ragusa: «Una
sciocchezza considerare una discriminazione il simbolo religioso in cui si
riconosce il nostro popolo». Dunque, milioni di cittadini italiani, non
credenti, o credenti in altre fedi, non fanno parte del “nostro popolo”.
Senza diritto a credere in altri simboli, o a non credervi affatto. Poi
aggiunge: «L’unica fonte normativa dell'esposizione del crocifisso nelle
aule di udienza è la circolare emanata il 29 maggio del 1929 dall'allora
ministro di grazia e giustizia Alfredo Rocco». Per la Destra la fonte
normativa in fatto di Stato e crocifisso è il codice Rocco, promulgato dopo
le “leggi fascistissime” del 1926 (soppressione dei Partiti antifascisti e
inizio ufficiale della dittatura). E nel clima del patto concordatario tra
il Duce e il Vaticano. Quel patto che, dopo 60 anni di Italia laica e
liberale, fece del cattolicesimo la religione di Stato e del crocifisso il
simbolo pubblico, assieme a quello monarchico e fascista.
Siamo nel 2008, nel frattempo,
c’è stata la Resistenza e la Costituzione repubblicana, che riconosce la
libertà e l’eguaglianza davanti alla legge di tutte le confessioni religiose
(art. 3 e 8). E c’è stata anche la revisione del Concordato (1984), in virtù
della quale il cattolicesimo nell’Italia laica non è più religione di Stato.
Da ciò son nate in questi anni le giuste richieste di tanti cittadini per
ottenere la rimozione da tribunali e scuole pubbliche di crocifissi e altri
simboli religiosi. Perché, se esposti in luoghi istituzionali, sono simboli
di clericalismo, non di laicità.
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