Libero Pensiero 12/2008
FRANCISCO FERRER Y GUARDIA
Libero pensatore, fautore di una pedagogia laica e libertaria, fondò la
Escuela Moderna e la Lega Internazionale per l’Educazione Nazionale
dell’Infanzia.
Una giovinezza di insofferenza al potere reazionario
Francisco Ferrer, nasce il 10 gennaio 1858 da una famiglia di
piccoli proprietari terrieri, ad Alella, un villaggio nei pressi di
Barcellona. I genitori lo allevano nella fede cattolica, pilastro del
conservatorismo sociale nella Spagna dominata dal latifondo. Ma l’obbedienza
catechistica e dogmatica è ben presto rifiutata dal giovane Francisco. Il
suo abbandono della religione si consuma in occasione del funerale di uno
zio dalle idee libertarie, che per questo aveva voluto per sé il rito
civile. Francisco ed il fratello non rinunciano però a rendere l’ultimo
omaggio a questo zio a cui sono affezionati. Ma avendo sfidato gli anatemi
del parroco, per punizione sono picchiati da questi. L’umiliazione ricevuta
pubblicamente lascia un segno profondo, soprattutto perché vissuto nella sua
profonda ingiustizia, ed aprirà la successiva riflessione di Ferrer sul
fallimento di un’educazione che vuole sottomissione alla “legge del Padre”.
E per questo fa della Famiglia e della Chiesa gli strumenti privilegiati del
controllo sociale. Considerazioni queste, che porteranno Francisco Ferrer a
diventare teorico ed operativo propulsore di una pedagogia nuova, a tutto
vantaggio di un’educazione laica, libertaria, progressista e democratica..
Su questi principi, rivoluzionari per i tempi, egli fonderà nel 1901 la
prima Escuela Moderna (La Scuola Moderna), derivando il suo progetto
educativo, come amerà sempre ripetere: "semplicemente dalla scuola della mia
infanzia, facendo però esattamente tutto il contrario!".
Lavoro e studio
Alla morte prematura del padre, Francisco Ferrer deve abbandonare gli studi
regolari. Per mantenersi fa diversi mestieri, tra cui il garzone di bottega.
Una più dignitosa stabilità economica gli arriva, quando ventenne diventa
controllore delle Ferrovie. Una gioventù di intenso lavoro ma anche di
profondo amore per la libera ricerca e per lo studio, che coltiverà per
tutta la vita. L’attività lavorativa lo pone in contatto con contadini ed
operai abbruttiti dall’ignoranza e dalla povertà. Una condizione da cui
possono e debbono essere riscattati, pensa Ferrer. E l’istruzione deve
essere il punto di partenza della emancipazione individuale, affinchè ci sia
anche quella sociale. Nella sua visione libertaria del mondo, è proprio
l’istruzione ad essere concepita come essenziale per il progresso
dell’umanità, per fondare una società senza sfruttati e sfruttatori.
Convinto di questo, dispiegherà le sue energie nell’insegnamento prima e
nella creazione di scuole libere, poi, perché sottratte al monopolio dei
chierici.
Nasce la Escuela moderna
L’anelito libertario porta Ferrer a frequentare circoli
rivoluzionari. Conosce il repubblicano Manuel Ruiz Zorrilla (1833-1895),
fiero avversario della monarchia, tra i fondatori del Partito Repubblicano
Progressista spagnolo (1874-1895). Si fa paladino dei perseguitati politici,
che spesso riesce a nascondere sui treni, grazie al suo lavoro di
controllore delle ferrovie. Prende parte a manifestazioni, insurrezioni,
come quella antigovernativa del 1885. La polizia vede in lui un pericolo.
Diviene un perseguitato politico. Ma prima di essere arrestato riesce a
riparare a Parigi. Qui frequenta gli anarchici Jean Grave, Charles Malato e
Sébastien Faure. Conosce inoltre Emile Zola ed Anatole France. Per
mantenersi insegna spagnolo. E’ grazie a questa sua attività, che in un
liceo serale, incontra la signorina Meunier. Questa sua ricchissima alunna,
destinerà a Francisco Ferrer un somma ingente, che consentirà finalmente di
concretizzare il suo sogno pedagogico. A Barcellona, l'8 settembre 1901 vede
la luce la prima "Escuela moderna", che Ferrer inaugura con queste
significative parole: "non siamo semplicemente un’altra scuola, siamo la
prima e per ora l’unica che rifiuta la sottomissione al potente, che eleva i
diseredati, che afferma l’uguaglianza delle classi e dei sessi, che mette
alla portata dei bambini e bambine la conoscenza della natura e delle ultime
scoperte scientifiche, come omaggio dovuto alla verità e alla giustizia".
Metodo scientifico e cultura laica costituiscono il binomio
vincente di un progetto didattico rivolto a ragazzi e ragazze. Nella classi
miste di Ferrer si fa ricerca, il libro unico è sostituito dalla biblioteca,
la passività dell’ascolto catechistico alla sperimentazione in laboratori:
di scienze, di storia, di letteratura, di musica. Lo studio si svolge nella
fatica dell’impegno, ma è conquista individuale. Il maestro è rispettato
nella sua autorevolezza culturale. Gli alunni non lo vedono più come il
dispensatore di premi e castighi. Non sono sudditi, ma cittadini nella
scuola comune. Imparano a crescere negli interessi culturali, ad essere
riconosciuti nella individualità delle loro conquiste culturali, affettive,
socio-relazionali. Nell’impegno, nello studio, nel rispetto reciproco e
nella responsabilità individuale imparano ad avere fiducia nelle loro
capacità. All’educazione catechistica, Ferrer contrappone la formazione di
menti libere, che nello sviluppo delle capacità analitico critiche, sono
educate a pensare e scegliere. E’ la premessa per uscire dalla minorità
intellettuale. E’ la premessa di un grande rinnovamento politico, economico
e sociale. Alla fede Ferrer contrappone la scienza, quel metodo scientifico
che il pensiero positivista stava diffondendo. Questa esperienza di
pedagogia libertaria si diffonderà ben presto, grazie agli ampi consensi di
intellettuali progressisti come Elisée Reclus, Luigi Fabbri, Luigi Molinari.
Ma è soprattutto l’anarchico Paul Robin, che nell'esperienza
dell’orfanotrofio parigino di Cempuis (1880-1894) cerca di realizzare
appieno quello sviluppo di un’umanità nuova, fatta di individui capaci di
comprendere, analizzare e giudicare con la propria testa.
L’alleanza trono altare contro Ferrer
Nel 1906 la sua scuola, con sede centrale a Barcellona, ha già
diverse succursali: ben 1700 alunni la frequentano. L’attività
dell’infaticabile pedagogista si scontra però con la potente Chiesa spagnola
e i proprietari terrieri. Ecco allora che quando il 31 maggio 1906, nel
giorno delle nozze di Alfonso XIII, la coppia reale subisce un attentato a
cui fortunosamente scampa, ma che fa 15 vittime, Ferrer diventa un facile
bersaglio, e viene incluso d’ufficio tra i mandanti. Così, sebbene estraneo
alla vicenda viene arrestato. I suoi avversari hanno ottenuto lo scopo:
chiudere la Escuela Moderna con l’accusa che sarebbe il covo della
sedizione, la facciata della propaganda anarchica. Nel 1907 Ferrer è
finalmente assolto da ogni accusa e scarcerato. Ma la sua scuola resterà
chiusa. Lascia allora con amarezza la Spagna per il nord Europa. A
Bruxelles finalmente può ritrovare serenità intellettuale. Qui fonda L'Ecole
Rennovée, la rivista della pedagogia analitico-critica. Il periodico ha
ben presto diverse edizioni in Europa, anche una italiana, stampata a Roma
col titolo La scuola laica. Per Ferrer sono anni di ferventi scambi
culturali e di continui viaggi alla ricerca di fondi per i suoi progetti
educativi. E per questi scopi, con Anatole France, fonda la "Lega
internazionale per l'educazione razionalista dell'infanzia”.
Così, nonostante la sua scuola rimanesse chiusa in Spagna, altre se
ne aprivano ispirate ad essa in Europa. E le idee di questo straordinario
progetto prendevano corpo e contagiavano tanti sulla strada della libertà e
della giustizia. Come scriveva Francisco Ferrer: "saranno applicati
direttamente i principi rispondenti all’ideale sociale e umano di coloro che
disapprovano le convenzioni, i pregiudizi, le crudeltà le furberie e le
menzogne sulla quale è fondata la società attuale”. Non stancandosi mai
di ribadire che “il fanciullo nasce senza idee preconcette e il suo
migliore educatore sarebbe soltanto colui che meglio fosse in grado di
rispettare la volontà fisica, morale ed intellettuale del fanciullo, anche
contro lo stesso educatore". Era chiara la polemica contro le scuole dei
preti, che non a caso lo avversavano con tutte le loro forze, perchè, come
scriveva Ferrer: “Le religioni e i governi sanno meglio di chiunque altro
che il loro potere ha per base la scuola!”. Sulla rivista, scrivevano i
più illustri intellettuali del tempo: il geografo Elisee Reclus, l’astronomo
Camille Flammarion, lo scrittore e premio Nobel Anatole France, il filosofo
Herbert Spencer, il biologo Ernst H. Haeckel, l’antropologo P. Kropotkin.
Nel 1909, Ferrer è a Londra, alla ricerca di nuovi contributi
culturali, di materiali e testi didattici. Qui lo raggiunge la notizia che
la nipote (figlia del fratello) è in fin di vita. Il 14 giugno 1909 è
nuovamente in Spagna, vuole essere vicino alla sua famiglia.
Un ritorno nella sua patria che gli sarà fatale
Il 26 luglio 1909 la folla si ribella alla Guardia Civile,
addetta ad imbarcare sulle navi soprattutto i più poveri, per farne carne da
macello nelle guerra in Africa. Anche questa volta la polizia cerca di
incastrare Ferrer. Viene così accusato di essere tra i fomentatori della "semana
tragica". Arrestato il 31 agosto
1909, Ferrer è giudicato da un Tribunale militare e condannato a morte. Il
13 ottobre 1909 nella fortezza di Montjuich (Monte degli Ebrei) viene
fucilato. Ma il suo insegnamento gli sopravviverà e sarà d’esempio alle
nuove generazioni.
Maria Mantello