Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ARTICOLI

Convegno sull’autonomia dello stato laico

Libero Pensiero 12/2005

 

Il 6 novembre, a Roma, presso la prestigiosa sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, si è svolto il convegno su “L’autonomia dello Stato laico”, organizzato dalla nostra Associazione, e patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma.

L’affluenza di pubblico è stata straordinaria, tanto che moltissimi non sono riusciti ad entrare nel locale. “Una folla almeno dieci volte superiore alle aspettative” -ha scritto Edoardo Sassi sul Corriere della sera del 7 novembre, - “un «serpentone» di gente in piazza, tutti pazientemente in attesa sotto un acquazzone incessante, in una domenica pomeriggio segnata oltretutto dal blocco delle auto nel centro storico”.

Evidentemente, l’ingerenza vaticana nello stato italiano e l’acquiescenza diffusa di tanti politici ai dettami della CEI hanno richiamato a Roma, anche da diverse città italiane ed europee, i molti  che hanno a cuore la laicità dello Stato.

“Questo nostro Convegno –ha detto l’avv. Bruno Segre- è quanto mai opportuno. La nostra Repubblica oggi non è più uno Stato autenticamente laico, a causa dei condizionamenti e delle continue pressioni della politica vaticana, che purtroppo trovano ascolto in tanta classe politica del nostro paese. La scuola privata (quasi esclusivamente gestita dalla Curia) viene finanziata dai contributi statali, regionali e comunali. Leggi e regolamenti privilegiano la Chiesa, insieme alle minuscole minoranze religiose, esentando le loro istituzioni dall’ICI. Appelli di vescovi e cardinali si oppongono ai Patti civili per le unioni di fatto, alla procreazione assistita, alla pillola abortiva RU486”. Il nodo di fondo che va sciolto, ha aggiunto il Presidente, è quello del Concordato: “In Parlamento nel 1974 c’erano 30 deputati anti-concordatari. Oggi l’abrogazione del Concordato, palla di piombo al piede della Repubblica, appare necessaria, come ci insegnarono Lelio Basso, Terracini, Jemolo, Capitini e tanti altri personaggi… Di fronte ad una Chiesa che vuole imporre al Paese la sua morale, i suoi principi dogmatici, i suoi interessi temporali, occorre un impegno straordinario per difendere la laicità dello Stato e la stessa Costituzione, minacciata da riforme in parte contrarie ai principi da cui è nata, occorre rafforzare lo spirito critico, mobilitandosi in ogni sede contro l’integralismo incalzante. … Occorre denunciare pubblicamente l’offensiva clericale e difendere la libertà dei cittadini, come appunto si propone questo Convegno ed altri che la nostra Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” ha organizzato”.

 

“L’autonomia dello Stato laico di diritto è in pericolo” – ha affermato nella sua relazione (Dal potere elitario al potere di tutti. La lezione di Aldo Capitini ) il prof. Franco Ferrarotti-  “Si registra un forte riflusso neo-confessionale. In nome dei valori della religione-di-chiesa come struttura ierocratica di potere, esso tende a occupare i vuoti lasciati dalla crisi delle ideologie globali. Se questo riflusso non sarà validamente contrastato e sconfitto, lo Stato laico, ossia lo Stato in cui ogni credenza è tollerata non in nome dell’indifferenza ma della libertà di coscienza, potrebbe a breve scadenza trasformarsi e ridursi da democrazia a teocrazia” E’ in questa prospettiva, ha continuato Ferrarotti- , che il pensiero di Aldo Capitini è attualissimo per il suo insegnamento, soprattutto per quella aspirazione alla “religione civile”, che è mancata nel nostro Paese; ma che sola avrebbe creato  cittadini partecipi e responsabili della gestione del potere politico, trasformandolo “da appannaggio personale in funzione razionale collettiva”. Oggi “la rappresentanza democratica formale, in sé ineccepibile, appare incapace di dare risposte significative. Emerge una innegabile carenza di rappresentatività della rappresentanza Si registrano segni di involuzione: ... Non si tratta solo della visita di Giovani Paolo II al Parlamento italiano non come ospite soltanto, ma come maestro che corregge e integra e stimola e fustiga gli eletti dal popolo. Campioni della laicità, come Eugenio Scalari, permettono che propri scritti siano stampati come “postfazione” al testo del Papa polacco, Fede e ragione, (Piemme, Casale Monferrato 1998). La “Fondazione Liberal” di Siena consegna, per le mani dell’ex-comunista Ferdinando Adornato un premio cospicuo al Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Commissione Episcopale Italiana, noto per gli interventi diretti nelle decisioni del Parlamento della Repubblica, in flagrante violazione del Concordato. Un alto dirigente DS, Piero Fassino, si direbbe fatalmente portato ad una sorta di spogliarello psichico quando proclama pubblicamente di essere cattolico, quasi a condonare gli sforamenti della gerarchia ecclesiastica. Forse più grave risulta l’affermazione di un filosofo rigoroso come Emanuele Severino, tornato ad insegnare in un istituto confessionale, quando asserisce, a proposito dl dialogo fra laici e credenti, che non si tratta di cercare la verità perché “siamo già nella verità” ossia, sembra logico inferire, nella verità rivelata… Pertanto non dovrebbe stupire poi tanto, che in questo clima, Papa Ratzinger affermi che i diritti non vengono dallo Stato, ma direttamente da Dio”.

Luigi Lombardi Vallari, ha incentrato la sua relazione, Filosofia e Spiritualità dello Stato Laico sulle garanzie libertarie dello Stato liberale e sul tema quanto mai cogente del dialogo tra laici e uomini di fede: “Tra i laici e uomini di religione può esserci convivenza armoniosa solo se entrambi sono liberali e solo in uno Stato liberale…Tra uomini di religione appartenenti a religioni diverse può esserci convivenza armoniosa solo se entrambi sono liberali e solo in uno Stato liberale; non se uno dei due vive in uno Stato integralista tributario della religione dell’altro. Quindi possono esserci uomini di religione e laici che vogliono lo stesso Stato, mentre possono esserci uomini di religione che vogliono ognuno uno Stato inaccettabile per l’altro”. Il professore Lombardi Vallauri, che come noto fu espulso dalla Università Cattolica per le sue posizioni non allineate a quelle delle gerarchie vaticane, si è soffermato anche sulla definizione di laico: ”Ma chi è il laico? Per me non è uno schierato, un militante; è uno realistico, nel senso non riduttivo della parola. Il realismo intellettuale lo obbliga, con forti argomenti, a giudicare inaffidabili le religioni sia come fonti di notizie su stati di cose, sia come fonti di valutazioni etiche; a non riconoscere loro autorità decisiva né in campo logico ed ontologico, né in campo assiologico. Sui problemi ultimi il laico non approda ad idee chiare e distinte, ma a quello che Bobbio ha chiamato senso del mistero e che io preferisco chiamare apofatismo: approda al koan, all’inecidibile/inspiegabile/irrapresentabile; con Budda e con Kant. Questo non toglie nulla al suo amore per tutto il reale e per tutto il possibile/inventabile. Il laico è un meravigliato e un appassionato del mondo; ed è un intrinsecista, nel senso che vede le cose nel valore loro proprio, non mutuato da uno dei sopramondi asseriti e in esperimentabili, gigantescamente fantomatici, che proiettano le religioni”. Insomma libertà di pensiero e di ricerca contro la passività della fede. E nel rivendicare questi il laico è un mistico, ha detto Lombardi Vallari: “Si può parlare correttamente di spiritualità o di mistica laica, da Wittgenstein o Musil, fino al raja yoga o al tantrismo, da Lucrezio o Goethe o Leonardo fino a Messner o Nono o Bruno. Io stesso mi etichetto sempre più volentieri professore di mistica laica.

Maria Mantello (titolo della sua relazione: Proibizioni dell’  anima o  libertà di pensiero e di scelta?), ha sottolineato che di fronte ad un attacco così violento alla libertà di pensiero e ai reiterati tentativi clericali di reimporre le morali eterodirette, è necessario rivendicare, con Kant, l’autonomia etica. Il diritto faticosamente conquistato a dubitare pensare scegliere. E per fare questo in piena consapevolezza bisogna liberare le menti dalla soggezione alle fedi e ai miti. Bisogna tornare a denunciare come tutta la struttura precettistica che la Chiesa vorrebbe eterna e rivelata, in effetti è di un relativismo estremo, perché costruita su supposte idee: dio – anima. Semplici proposizioni, ma utilizzate nei secoli come fattori inibitori: “La scienza contemporanea ha svelato la composizione fisiologica della mente umana, i suoi processi neuronali. L’anima è la mente ed è corporalità, come tanti filosofi  avevano detto… L’anima non esiste. Permangono però le proibizioni dell’anima, attraverso i precetti dei chierici che pretendono di decretare il pacchetto di norme morali che rinserri ognuno nell’idea di uomo e di donna da loro codificata. …. La religione non è innocente, perché facendo dell’essere umano un dannato da salvare… ha bisogno della sottomissione degli esseri umani, che imperfetti e peccatori devono affidarsi ai gendarmi dell’anima, che dettano i precetti a cui l’anima, tutta già descritta e prescritta, deve obbedire. In nome di questo esclusivo ruolo di controllo dell’anima la Chiesa vuole una totale libertà d’azione, e i finanziamenti statali per esercitarla… Le gerarchie vaticane pretendono uno Stato cattolico, tutore di principi morali cattolici, che costituirebbero “la struttura di fondo di valori” depositati al momento della mitica creazione, da un mitico dio in una mitica anima. Assolutizzata questa relazione di enunciati (dio –anima) non ci sarebbe umanità al di fuori di essa. …Essere umano sarebbe solo il credente, come affermava e come afferma ancora oggi il clero”. Sono citati a tal proposito i padri della Chiesa, Tommaso d’Aquino,… fino al Wojtyla (la negazione di Dio priva la persona del suo fondamento). In nome dell’idea di anima, la Chiesa dunque vorrebbe che gli individui fossero i replicanti dei moduli catechistici cattolici. “Allora, chi ancora oggi pretende di porre come inerente all’anima una costruzione di modelli comportamentali, per trasformarli in assoluti ed eterni al pari dell’idea che li dovrebbe garantire, fa di una connessione linguistica di definizioni un atto di fede. Fatto rispettabilissimo, se questi atti di fede rimangono nella sfera privata! Ma quando queste credenze pretendono di essere poste ad ispirazione del diritto… della legislazione che regola la civile convivenza democratica…, qualche problema per la stessa democrazia si pone….Allora, forse, sarebbe più proficuo lasciare da parte gli assoluti delle dogmatiche interpretazioni degli infallibili Vicari, per discutere i comportamenti; riportandoli nell’ambito verificabile della loro maggiore o minore bontà, per gli effetti che producono, considerando che i principi morali, anche quando li riteniamo certi e condivisibili, sono sempre comunque (ci piaccia o non ci piaccia) inevitabilmente soggetti a variabili: le circostanze oggettive in cui pensiamo ed agiamo. Non c’è nessun consolotario copione da recitare inscritto in un’aprioristica idea di anima, ma le oggettive situazioni storiche di cui siamo creatori – attori nella fatica del vivere”.

 

 

Gianni Ferrara, nel suo intervento, laicità nella Costituzione Repubblicana, dopo aver ripercorso in una sintesi serrata le vicende storico-giuridiche del vassallaggio italiano al Vaticano: dalla donazione di Costantino, alla repressione di “ogni tentativo di costruzione unitaria di uno stato indipendente dal papato”; dalla “repressione violenta di ogni dissenso dalla dottrina dettata autoritariamente dalle gerarchie ecclesiastiche”… allo Statuto albertino che poneva come primo suo articolo, che la ‘Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola religione dello stato’; ha ricordato come il Concordato costituisca un grave pregiudizio per la laicità dello Stato, soprattutto quando questo sia menzionato dalla Costituzione: “Questa Costituzione, sanciva e sancisce che i rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi e che le eventuali modifiche, se non accettate dalla Chiesa, possono essere adottate solo con legge costituzionale (art.7, secondo comma). Sancisce pure che le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, se non contrastano con l’ordinamento giuridico italiano, e che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze (art. 8). …Ma la Carta Costituzionale, per fortuna -ha detto ancora il costituzionalista- stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione ( art. 21)”. Ma pare che questo sia sempre più solo un diritto della Chiesa vista la sua straripante presenza nei mezzi di informazione. Il prof. Ferrara ha posto l’accento, quindi, su come “la laicità dello Stato è questione esclusivamente dello Stato. Ricercarla, assicurarsela, ottenerla nel rapporto con una o più confessioni religiose, come impegno, comportamento, promessa di queste controparti, è illusorio e deviante. Perché mai una confessione religiosa che, come tale, ha come fondamenti i suoi assoluti, dovrebbe eluderli, dimenticarli, comprimerli, svuotarli, frenarne la vocazione pervasiva? Per rispetto del pluralismo che la laicità comporta, riconosce e protegge? Sconfesserebbe se stessa, si negherebbe. Non lo si può pretendere. Perciò non bisogna credere nei concordati, come strumenti che possono automaticamente, per virtù propria ed intangibile, salvaguardare lo stato dalle interferenze ecclesiastiche” Allora, ha concluso il professore, la laicità dello Stato è questione dello Stato. E la si conquista e consegue strappando autonomia, indipendenza, sovranità da una Chiesa, o da più Chiese: “occorre che i cittadini, ma prioritariamente parlamentari e ministri della Repubblica, siano autonomi dall’ingerenza della Chiesa”. Ma anche questo è compito dello Stato. Centrale è la scuola, che quindi deve restare fuori da ogni forma diretta e indiretta d’ingerenza clericale.

La relazione del direttore di Lettera Internazionale, Federico Coen è entrata nel vivo dei Costi del Concordato. Gravosi ed opprimenti. Per le menti e per le tasche dei cittadini.

Dopo aver ricordato le battaglie risorgimentali di emancipazione dall’imperialismo cattolico e le cicliche alleanze con i poteri clericali da parte dei politici, Coen ha evidenziato come i concordati sono sempre il prodotto di regimi totalitari, che vedono nella libertà di pensiero e nell’autonomia morale il pericolo maggiore per il loro potere. E quindi individuano nella soggezione alla fede un eccezionale strumento di controllo politico-sociale: “Non per caso questa tradizione laica, entrata in crisi già a opera degli accordi con i cattolici di Giolitti, fu travolta dal fascismo vincente, che ottenne l’appoggio della Chiesa alle sue imprese liberticide e coloniali, prima con il famigerato decreto del 1923 sull’obbligo del crocefisso nelle scuole poi con il Trattato e il Concordato del ’29…. recanti una serie di esenzioni e di altri privilegi riconosciuti al clero cattolico e ad esso soltanto. Tra questi privilegi, i più lesivi della laicità dello Stato erano quelli inerenti all’insegnamento religioso nelle scuole e al diritto matrimoniale. Nel campo scolastico era stabilito che l’Italia considera fondamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della religione cristiana secondo la tradizione cattolica, che sarà impartito a mezzo di maestri e professori approvati dall’autorità ecclesiastica. Coen ha ricordato quindi come la “costituzionalizzazione” dei patti lateranensi sia avvenuta grazie all’accordo tra Togliatti e De Gasperi”. Una vita di militanza politica nel partito socialista, quella di Federico Coen, che non può ricordare le grandi battaglie laiche (divorzio, anticoncezionali, diritto alla maternità responsabile), ma anche l’amarezza per nuovi compromessi in nome del potere: “Con l’inizio degli anni Ottanta il clima politico è sostanzialmente cambiato. Il PSI entra in un’alleanza organica con i settori più moderati della DC, che porterà nel 1983 Craxi alla Presidenza del Consiglio. La problematica laica tornerà allora in secondo piano. E lo stesso Craxi andrà alla stipulazione del nuovo Concordato soprattutto alla ricerca di un successo personale di prestigio. I privilegi per la Chiesa sono mantenuti ed accresciuti: “non si tratta solo dell’8 per mille, ma anche e soprattutto della scuola, dove l’obbligo dello stato italiano di organizzare l’insegnamento religioso viene esteso a tutti gli ordini delle scuole statali… non solo resta fermo il potere assoluto dell’autorità ecclesiastica nel nominare e nell’esonerare i docenti, ma tutto ciò viene motivato con la solenne affermazione “che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico italiano…  C’è di più: il Dpr n. 751 del 1985 attribuisce all’autorità ecclesiastica la competenza esclusiva di definire i programmi dell’insegnamento della religione a tutti i livelli; ma forse il punto più basso del cedimento in senso confessionale è quello che si ricava dal Dpr n. 539 del 1986 relativo all’insegnamento religioso nelle scuole materne, quelle che per ovvie ragioni stavano più a cuore al Vaticano” E’ sui privilegi concordatari, e sulla ricchezza economica che ne scaturisce, che si fonda il potere politico e sociale della Chiesa. Dopo aver ricordato i fiumi di denaro che lo Stato italiano regala alla Chiesa (adesso anche i miliardi per l’esonero dall’ICI perfino sulle attività commerciali), Coen ha sottolineato con amarezza come l’ingerenza cattolica “sembra purtroppo destinata a durare, dal momento che Prodi si dice oggi contrario a discutere il Concordato. E la proposta di Boselli e Pannella di una semplice revisione del Concordato ha suscitato uno scandalo anche tra due campioni dell’opportunismo politico come D’Alema e Amato”.

L’ultima relazione è stata quella di Roberto Vacca, dall’eloquente titolo La via della ragione.

“Considero con B. Russell la religione falsa e dannosa, dunque incompatibile con la ragione e con il pensiero di chi vuol capire la realtà”. I chierici danno le loro definizioni e pretendono che siano assolute ed universali. “Io non mi chiamo ateo: l'alfa privativo indicherebbe che mi manca qualcosa, mentre chi crede in un Dio creatore si carica di una sovrastruttura inutile. Non mi chiamo agnostico - uno che non sa. So parecchie cose e continuo a impararne, ma non pretendo di conoscere oggetti inesistenti. Posso chiamarmi gentile: appartengo ad un'altra gens, ad un'altra tribù, non a quelle dei monoteisti”. Il pensiero è comune a tutti, ricorda l’ing. Vacca, quindi ognuno deve usarlo. Studiare e ragionare. Al contrario, abbandonarsi alla fede è rinunciare alla meravigliosa esperienza della sperimentazione della propria ragione: “La pretesa convergenza di fede cristiana e ragione appare assurda se i credenti continuano a dire con Agostino da Tagasta e con Anselmo d'Aosta: -Credo ut intelligam, non intelligo ut credam-. Questa posizione nega l'approccio logico-sperimentale (di Galileo, Newton, dei fisici e logici moderni) e sfocia nel proverbiale Credo quia absurdum, negazione di ogni razionalità“. Contro questa riproposizione dommatica, bisogna rafforzare gli strumenti libertari delle democrazie, pertanto, non abbiamo bisogno del diritto canonico, del catechismo base del diritto, come vorrebbero i chierici: “J. Ratzinger ha fornito loro un fondamento "Nulla est potestas nisi a Deo" che risale a una lettera scritta da Paolo di Tarso (Romani, XIII, 1) nel I secolo. …Questi princìpi antiquati e gratuiti li accettino i cittadini che seguono riti e insegnamenti cattolici. Certo non riguardano i cittadini che non credono in Dio e condividono il parere del cosmologo Pierre-Simon de Laplace. Napoleone gli chiese perchè non parlasse di Dio nella sua Mécanique Céleste. Rispose: "Non ho avuto bisogno di questa ipotesi."

 

Le relazioni sono state seguite con grande interesse dal pubblico in sala, che è intervenuto anche per portare un proprio contributo al dibattito.

Seguita con grande partecipazione ed interesse la recitazione di testi di Giordano Bruno a cui hanno dato voce Fabio Cavalli (per altro curatore della messa in scena e regista della pregevole rappresentazione del “Candelaio” nel 2000) e Valentina Esposito. I presenti in sala, hanno potuto assaporare, grazie dalla loro maestria interpretativa, la pluralità di registri stilistici in cui si esprime la rivoluzionaria filosofia del Nolano, che ha indicato (indica) nella liberazione dalla fede asinina, la strada dell’emancipare individuale e sociale.

 

 

Informiamo i nostri lettori che le relazioni complete del convegno “L’autonomia dello Stato laico”, verranno pubblicate sul numero 86 della rivista “Lettera internazionale”, che uscirà a gennaio 2006

A coloro che volessero acquistarne una copia, consigliamo di prenotarla presso la redazione:

Lettera Internazionale, Via Trebbia, 3 – 00189 Roma

Tel: 0685350230; Fax: 0685832702

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