Una delle più prestigiose Università italiane, “la Sapienza” ha
deciso di eliminare l’icona storica della Minerva (troppo pagana)
per sostituirla con un angioletto. Per l’esattezza un cherubino.
Ecco la motivazione data dal Rettore dell’ateneo romano Renato
Guarini: “Questo cambiamento rappresenta un passaggio fondamentale,
necessario per riposizionare la Sapienza nella knowledge
society e per garantirne l’unicità, anche in vista del
prossimo decollo operativo degli atenei federati”.
L’intervento, progettato dall’agenzia Inarea, società leader del
settore in Italia, uniforma il modo di proporsi dell’Ateneo e di
tutte le sue realtà (atenei federati, facoltà, dipartimenti),
esaltandone al contempo la molteplicità e la comune appartenenza. I
segni a cui viene affidata questa trasformazione sono il simbolo del
cherubino e il nome, semplificato nella formula “Sapienza –
Università di Roma”.
A partire dalla notevole stratificazione storica di icone e simboli
legati alla prima università di Roma, Inarea ha scelto di ispirarsi
al cherubino di Francesco Borromini presente nella decorazione della
cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, la chiesa progettata dal maestro
del Barocco per l’antica sede dell’Ateneo. Il recupero della
tradizione è inoltre sottolineato dai colori (porpora e oro) e dalla
forma ovale, in cui è inscritto il simbolo insieme alla dicitura “Studium
Urbis”: elementi, questi ultimi, che riprendono il sigillo in
uso nel ‘700. Il claim “Il futuro è passato qui” è
sintesi della capacità dell’Ateneo di disegnare il proprio orizzonte
radicandosi nella tradizione”.
Sul nuovo logo, il Magnifico Rettore ha precisato: “Abbiamo
scelto il cherubino perché è il simbolo della pienezza del sapere e
dello stupore che coglie tutti coloro che vengono messi a parte
della Sapienza e della Conoscenza”. Se lo scopo è stupire,
non c’è che dire! Credevamo che Sapienza e Conoscenza fossero il
risultato di un serio percorso scientifico di ricerca. Dove la base
empirico razionale è l’esatto contrario della fede rivelata. Sia
pure evocata da un logo, che forse proprio angelico non è.
Maria Mantello