Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ARTICOLI

Libero Pensiero 06/2009

 

l’Agorà scuola statale

ha bisogno di manutenzione non di riforme!

Sembra che l’Italia di oggi abbia rinunciato alla formazione dei propri giovani, al Sapere, alla Cultura. Questo dimostra, più d’ogni altra cosa, il rozzo rattoppamento che il nostro esecutivo sta operando in ambito scolastico dopo una legge di “riforma” della scuola elementare e media che in qualsiasi altra parte del mondo sarebbe stata studiata a fondo ed elaborata da un Osservatorio di specialisti, da gruppi di pedagogisti e psicologi coadiuvati dalla preziosa presenza degli insegnanti.
Non credere e non investire nella formazione e nella scuola non è una semplice mancanza di sensibilità, è molto di più. E’ un delitto contro le nuove generazioni e contro il Paese, è un depauperamento delle sue risorse più preziose, è una scelta che ci condurrà definitivamente verso una decadenza civile ed economica. L’ignoranza nei secoli è stata sempre funzionale ad un certo tipo di Potere e coltivata da tiranni e governanti senza scrupoli, ma gli esiti di tale condotta sono sempre stati nefasti nell’immediato e nel futuro e difficilmente recuperabili. Nello Stato postunitario la nascente scuola pubblica, carica di spinte ideali per combattere l’analfabetismo della popolazione, era fortemente contrastata dalla chiesa che fino a quel momento era stata protagonista indiscussa dell’educazione dei fanciulli, anche di quella caritatevole verso i più poveri. Papa Pio IX pensando evidentemente si potesse infrangere quell’assolutismo educativo non esitò a definire la pubblica istruzione un percorso diabolico.
Nell’Italia prefascista quasi il cinquanta per cento della popolazione era analfabeta e questo ci dice molto sul terreno culturale in cui si verificò quella rovinosa ascesa. Inoltre le aspirazioni pedagogiche del Ministero fascista per la Cultura popolare (Min.Cul.Pop.) erano infarcite di ideologia e fortemente vocate alla formazione della pura razza italica. Seguirono le epurazioni dei docenti e tutto il resto. Poi finalmente la Liberazione! La Repubblica. La Costituzione laica e democratica, perché la scuola pubblica ritrovasse la sua dignità e riavviasse efficacemente quel processo profondo di unificazione culturale del Paese. Nei decenni a venire la Pubblica Istruzione pur rimanendo una roccaforte strategica della democrazia cristiana -che non l’ha mai ceduta in qualunque maggioranza- fu comunque coinvolta dai venti del cambiamento: dalla contestazione alla sperimentazione. I Decreti delegati, pur nelle loro contraddizioni portarono poi un vento di democrazia e di vivace discussione in una scuola che era complessivamente statica ed ancora figlia della fissità gentiliana.
Oggi, nella “luminosa” era berlusconiana rischiamo il suo totale smantellamento con la complicità di un’opinione pubblica che qualunquisticamente pesca tra i più beceri luoghi comuni, senza pretendere invece una scuola qualificata e qualificante. Con la dismissione che si sta portando a compimento della scuola pubblica, si mette in atto un altro scellerato processo intorno al quale pochi osservatori hanno lanciato l’allarme contro la dissoluzione di quel collante culturale e sociale che ancora oggi essa rappresenta. Il più importante riferimento nazionale. Dalla Val d’Aosta a Lampedusa, l’Istituzione scolastica statale è il tessuto connettivo della democrazia nell’educazione alla libertà. E’ l’Agorà di incontro dei nostri giovani, dei genitori, dei docenti. Linfa di cittadinanza laica. Smantellare tale patrimonio significa distruggere l’Unità sociale e culturale del nostro Paese, è un maleficio che alla lunga si torcerà contro tutto e tutti.
                                   

                                   Alessandro Anniballi




 

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