Libero Pensiero 06/2007
INTERVISTA A TULLIA ZEVI
“O SI CONVERTE O SI
DIALOGA”
Tullia Zevi, ex-presidente
dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, una delle figure più
autorevoli e rappresentative dell’ebraismo, intervistata dal giornale
L’UNITA’ (9 luglio 2007), ha detto fra l’altro: “Sperare nella conversione è
legittimo ed è nella natura del cattolicesimo. Ciò che non è accettabile è
operare per la conversione. O si converte o si dialoga. Per questo sono
preoccupata per il ripristino deciso da Benedetto XVI della preghiera per
gli ebrei “da convertire”.
Tutto quello che può servire
a dissipare gli equivoci e a eliminare gli errori è importante. Per questo è
importante il dialogo interreligioso, perchè nessuno può cedere o ottenere
qualcosa senza una costante consultazione reciproca. Il mio timore è che
questo bisogno di dialogo venga intorpidendosi”.
“o si converte o si dialoga.
Io penso che sia importante insistere sul rapporto dialogico equipollente,
in cui le due parti siano davvero equivalenti, e il dialogo sia veramente
dialogico. La mia paura è che si attenui lo spirito dialogico. Mi pare che
c’incontriamo poco e ci parliamo ancor meno. C’era un Segretario che doveva
presiedere i rapporti religiosi tra cristianesimo ed ebraismo: cosa sta
facendo per favorire il dialogo? Bisognerebbe che costruissero occasioni e
luoghi di confronto! Penso anche a un triangolo che coinvolga anche gli
evangelici”...
“La ricerca della conversione è sempre
unidirezionale, e quindi è di per sé sbilanciata. Perchè noi ebrei non
cerchiamo di convertire. Per la verità non facciamo neanche sforzi tremendi
per trattenere... . Il salto di mentalità che dovremmo compiere tutti
insieme, al di là delle appartenenze religiose, culturali o politiche, è
quello di passare da una cultura della tolleranza a una cultura del dialogo.
La tolleranza deve finalmente lasciare il passo al dialogo paritetico tra
maggioranze e minoranze. C’è ancora molta strada da fare, ma bisogna
proseguire su questo sentiero”.