Libero Pensiero 03/2007
IL REGNO DEI PRETI
“Odio il regno dei borghesi, il regno dei poliziotti e dei preti, ma odio
ancora di più chi come me non lo odia con tutte le sue forze”. Così scriveva
nel 1931 il poeta francese Paul Eluard. Si sentirebbe davvero molto solo
nell’Italia di oggi Eluard, soprattutto nei giornali che servili corteggiano
i borghesi, sommessi obbediscono ai poliziotti, e untuosi s’inchinano al
cospetto dei prelati. Non c’è telegiornale “laico” da cui non imperversi il
cardinale di turno. Non c’è elezione in cui la Curia non ponga condizioni
per concedere il suo appoggio. Non c’è politico di sinistra che non si
riscopra una fede forse ben nascosta per decenni, ma pur sempre ardente come
brace sotto la cenere (Piero Fassino e Fausto Bertinotti docent).
Mangiapreti di ieri come l’ex radicale Francesco Rutelli sono diventati
“ranocchie d’acquasantiera”, secondo l’espressione francese. Letterati che
cantarono la, Finis Austriae, dell’impero asburgico sembrano rimpiangere
anche la cultura tridentina, come Cluadio Magris che sul “Corriere”
definisce Benedetto XVI “molto meno conservatore di quanto si creda”, forse
perchè Ratzinger è intellettuale mitteleuropeo.
Ma il culmine ineguagliato dell’ossequiosità al Vaticano lo si coglie nel
variegato fronte contrario ai Pacs, che brandisce lo “scandalo” delle coppie
omosessuali per negare status legale e legittimo a tutte le unioni di fatto,
anche quelle eterosessuali. Come spesso gli è capitato nel corso della
Storia, il Vaticano combatte un’altra battaglia di retroguardia, e già
persa. Basta contare i bambini nati fuori dal matrimonio nei Paesi cattolici
d’Europa. Escludiamo pure la Francia giacobina, in cui i bimbi nati da mamme
non sposate sono il 48% del totale. Ma nella cattolicissima Polonia sono il
37%; nell’ultra clericale Irlanda il 32 %; nel Portogallo del miracolo di
Fatima il 18,4%. E in Italia sono il14%, cioè un bambino su sei. E, per
quanto inattendibili e sottostimati siano i dati dell’ISTAT (in tutti gli
altri Paesi la percentuale di convivenze di fatto è pari a quella dei
bambini nati fuori dal matrimonio, solo in Italia è misteriosamente meno
della metà), essi indicano pur sempre che negli ultimi 10 anni tali unioni
sono triplicate.
Quel che queste nude cifre dicono con inoppugnabile chiarezza è che ormai
la Curia non ha più contatto con il diffuso sentire dei cattolici europei. È
sconnessa dal suo gregge. Come negli anni ‘70, su temi quali divorzio e
aborto non era più ascoltata dai suoi fedeli. E oggi, solo per compiacere il
clero, e sempre per l’antico vizio di correre in soccorso dei potenti, o
supposti tali, i politici del centrosinistra s’incamminano su questa stessa
via di estraniazione del comune sentire di polacchi e irlandesi, portoghesi
e italiani.
Se Chiesa maledicesse le biciclette, è sicuro che i Mastella, i Casini, i
Rutelli (con qualche diessino di scorta) proporrebbero un disegno di legge
per limitarne l’uso. E non è una battuta balzana, visto che a fine ‘800
L’Osservatore Romano si scagliò con inaudita violenza contro il “bicicletto”,
come allora si chiamava, considerato simbolo della sovversione sociale e del
disordine moderno. Chissà se i nostri pronipoti reagiranno alle condanne dei
PACS con la stessa ironica bonomia con cui noi leggiamo gli anatemi contro
il «velocipedismo».
Marco D’Eramo